"Difendere la libertà". Mattarella in campo al Consiglio europeo. Draghi pronto al rientro

Il capo dello Stato oggi a Strasburgo. Il premier si sta negativizzando e prepara la missione top secret a Kiev

"Difendere la libertà". Mattarella in campo al Consiglio europeo. Draghi pronto al rientro

La pace, certo, siamo tutti d'accordo, chi non la vuole? Ma talvolta, per raggiungerla, tocca lottare. E la libertà poi, spiegherà oggi Sergio Mattarella al Consiglio d'Europa, quella guai a darla per scontata. «È una straordinaria conquista costata sacrifici e sangue ai popoli europei. Non può essere rimossa - come ha detto venerdì parlando della Liberazione - ma non è mai acquisita una volta per sempre». Bisogna coltivarla, nutrirla, difenderla. E impegnarsi «senza riserve» con tutti i mezzi necessari.

Il capo dello Stato è a Strasburgo, prima visita all'estero del suo secondo mandato, e terrà un discorso «fermo» sull'invasione dell'Ucraina. Il 3 maggio sarà la volta di Mario Draghi, che parlerà alla sessione plenaria del Parlamento europeo. Prima, questione di giorni se non di ore, la difficile missione a Kiev del presidente del Consiglio, che tra un paio di settimane volerà pure a Washington. Tra minacce di Mosca, venti di guerra che si rafforzano e segnali di trattative riservate, ecco che la diplomazia italiana, ai suoi massimi livelli istituzionali, scende in campo per farsi sentire negli organismi internazionali.

Il viaggio di Mattarella arriva in un momento particolare: dal 16 marzo il principale foro di difesa dei diritti umani non ha più la Federazione Russa tra i suoi membri e da novembre Roma presiede il comitato dei ministri del Consiglio d'Europa. Davanti all'emiciclo il capo dello Stato toccherà i temi del pluralismo e della democrazia. Ricorderà che «l'attacco violento del Cremlino all'Ucraina non ha alcuna giustificazione, se non la pretesa di dominare un altro popolo». Dirà, più o meno così, che «il devastante incendio appiccato alle regole della comunità internazionale» va spento subito e con energia, che la solidarietà va espressa non solo a parole, che «il rifiuto di ogni sopraffazione totalitaria» è un valore occidentale, europeo, ma deve essere applicato e non lasciato in sospeso, in vaghe dichiarazioni d'intenti. Non andremo a combattere nel Donbass, però dobbiamo essere disposti ai «sacrifici».

Quanto alla trasferta di Draghi a Kiev, tutto è pronto, manca solo il tampone finale. Il premier, che si sta negativizzando, sarà atteso da una vera maratona di 24 ore. Lo spazio aereo ucraino infatti è bloccato, comunque troppo esposto, e bisogna usare mezzi alternativi: in volo fino in Polonia, poi treno con le tendine tirate giù e auto di notte. «L'Italia ha dimostrato un grande sostegno - ha detto Zelensky l'altro giorno - e si è schierata apertamente dalla nostra parte. Ringrazio Draghi e lo aspetto». Johnson e Sanchez sono già stati a Kiev, Biden ha mandato Blinken e Austin, Macron dopo la rielezione sta organizzando il suo viaggio. Quando arriverà pure il premier italiano, il caso dell'assenza tedesca, con Scholtz che ha battibeccato con Zelensky e ha frenato sulle sanzioni sul gas, farà ancora più rumore.

I nostri rapporti con l'Ucraina invece sono molto buoni: Roma è stata tra le prime capitali a riaprire l'ambasciata a Kiev e tra le più intraprendenti nel fronteggiare Mosca. Quella di Draghi sarà comunque una missione complicata, gestita in queste ore dai servizi segreti e dalla Farnesina. Movimenti coperti, preavviso nullo, altissimi protocolli di sicurezza, senza contare le varianti, il Covid del presidente e la situazione sui campi di battaglia.

E il 3 maggio a Strasburgo il premier affronterà la questione delle «sfide comuni» della Ue, a partire dall'economia. Quasi certamente rilancerà la proposta di fissare un tetto europeo al prezzo del gas.

Intanto Palazzo Chigi prepara il decreto che stanzierà sei miliardi di aiuti alle famiglie e alle imprese per fronteggiare la crisi energetica: il 28 è previsto la riunione del Consiglio dei ministri. Poi forse ci sarà pure da rispondere al «pacifista» Conte, che chiede che il governo riferisca in Parlamento sulle armi per Kiev.

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