Difendere oggi Chappelle e Gervais significa difendere la nostra libertà di domani

Come si può ancora definire libera una società in cui vengono abbattute le statue, messi alla porta docenti universitari, mandati al rogo libri? Ecco perché la lotta contro la cancel culture passa anche da cosa guardiamo in tv

Difendere oggi Chappelle e Gervais significa difendere la nostra libertà di domani

Difendere oggi comici, come Dave Chappelle o Ricky Gervais, significa difendere la nostra libertà di domani. Basta vedere la portata delle proteste mosse contro i due spettacoli rilasciati da Netflix, The Closer e SuperNature, per capire che ci troviamo nel bel mezzo di uno scontro epocale. Uno scontro che i sudditi della dittatura del politicamente corretto hanno deciso di infiammare per plasmare la società occidentale e minarne le radici. Per questo dire oggi che un comico ha il diritto di scherzare su tutto quello che vuole, anche sulle minoranze, significa schierarsi anche contro chi vuole cancellare il nostro passato abbattendo le statue, bandendo i grandi classici da scuole e università, storpiando la lingua con inutili asterischi o orribili schwa o, ancora, violentando la biologia imponendo teorie strampalate sul gender.

Lo ammetto subito: sono un fan di Ricky Gervais da sempre. Ho adorato Humanity e After Life. È puro genio. Anche con SuperNature si è dimostrato superlativo. Ne ha davvero per tutti quanti. È così inclusivo da non lasciar fuori nessuno: gli Lgbtq+ (o come si scrive questa sigla che di mese in mese si fa sempre più lunga), gli obesi, i credenti (di tutte le religioni, in particolar modo le tre monoteiste) e così via. La sua ultima stand-up comedy è una goduria unica: un'ora di pura irriverenza che fa a pezzi la cancel culture riportando lo spettatore indietro nel tempo, a quando cioè si poteva scherzare su tutto e su tutti. Perché la comicità è proprio questo: infrangere i tabù e riderci sopra. Lo hanno capito persino a Netflix, a lungo roccaforte del politicamente corretto, ora alle prese con una emorragia di abbonati e ricavi e con una conseguente perdita del valore delle azioni proprio a causa di un'ottusa policy che ha imposto l'ideologia woke.

Lo tsunami della cancel culture sta travolgendo soprattutto il mondo anglosassone. È arrivato anche da noi ma non con la stessa potenza devastatrice. A tendere, però, anche la nostra società ne sarà sopraffatta. Per questo, è bene ribadire il concetto, difendere oggi Chappelle o Gervais significa anche difendere la nostra libertà di domani. I due comici sono finiti nell'occhio del ciclone per alcune battute fatte durante lo spettacolo. Il primo ha osato dire che "si viene al mondo tra le gambe di una donna" e che "questo nessun trans lo potrà cambiare". Gervais, invece, ha elogiato le "donne all'antica, quelle con l'utero, non le nuove con la barba e le palle". Per aver pronunciato frasi simili ("Persone che hanno le mestruazioni. Sono sicura che ci fosse una parola per quelle persone") ed essersi schierata al fianco di Maya Forstater, ricercatrice licenziata dopo aver dichiarato che "gli uomini non possono trasformarsi in donne", J.K. Rowling è perseguitata da anni e riceve continue minacce di morte.

Dopo l'ultimo, disastroso report sugli abbonamenti Netflix ha deciso di convertirsi al pluralismo. E a chi se la prendeva per la messa in onda di Chappelle ha risposto così: "Se trovi difficile supportare la nostra ampiezza di contenuti, Netflix potrebbe non essere il posto migliore per te". Ora è difficile pensare che dietro l'inversione di rotta sulla programmazione ci siano ragioni diverse da quelle economiche, ma nelle parole affidate dal ceo Ted Sarandos al New York Times troviamo una domanda che dovrebbe interrogare noi tutti: "Se censuriamo negli Stati Uniti, come difenderemo i nostri contenuti in medio oriente?". Che potrebbe suonare anche così: come possiamo ancora definire libera una società in cui vengono abbattute le statue di Cristoforo Colombo e Thomas Jefferson, vengono messi alla porta docenti universitari che condannano la deriva radicale dell'islam, viene violentata la scienza con l'annientamento delle differenze tra uomo e donna, vengono mandati al rogo libri come Huckleberry Finn o Il buio oltre la siepe?

La censura è la leva usata dal politicamente corretto per cancellare, a poco a poco, la nostra società. Ma non è certo l'unica arma messa in campo. L'inclusività è diventata un diktat per escludere la maggioranza e trasformarla, a poco a poco, in minoranza.

Se, dunque, Netflix si espone per difendere Chappelle e Gervais (anche solo per un calcolo economico), noi abbiamo il dovere di farlo per proteggere quanto abbiamo di più sacro: la libertà. Anche per questo chi non ha ancora visto The Closer o SuperNature, lo faccia al più presto. E si conceda qualche sana risata in barba al politicamente corretto e a chi lo vuole imporre.

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