Hanno iniziato davvero a vivere quando sul palco il loro leader, Mattia Santori, ne ha annunciato la scomparsa: «Le sardine non esistono! Esiste un nemico ed è il pensiero facile». E anche questo era un falso sapientissimo, una sottile astuzia perché ieri, a Roma, a piazza San Giovanni, le sardine non hanno battuto la destra come si prefiggevano e si prefiggono di fare, ma hanno superato la sinistra così come il vaffa del M5s che per il medico, ex sessantottino, Alfonso Coletta: «Era stata l'ultima utopia in cui mi ero rifugiato. Adesso non mi rimangono che loro». La verità è che, almeno fino a ieri, le sardine non avevano nulla da dire, ma solo qualcuno contro cui protestare (Matteo Salvini) e in meno di un mese hanno scoperto di essere moltitudine non di giovani, ma di anziani, insomma, capelli bianchi e canizie, quelli che, a Roma, hanno sorriso alla memoria e dunque al ricordo «di quando volevamo cambiare un po' tutto».
Sarebbe semplice ingaggiare la solita la gara dei numeri e dire che non erano centomila come tuttavia speravano, ma solo 35mila come, a fine serata, anche per la questura erano. È invece doveroso raccontare che la piazza era piena di nonni, «i sardinonni» come Laura e Guido aniziché adolescenti come Giulia Ravelli e Riccardo Rumagatti, studente di scienze politiche, di Brescia, che non vuole assolutamente che le sardine si facciano partito: «Non siamo più belli così?». Di certo sono più divertenti quando non parlano il politichese che li sta contagiando («Vogliamo diventare un gruppo di pressione, un corpo intermedio» spiegava Santori ai giornalisti che lo sbranavano d'amore). Nella piazza si segnalavano allora per contrasto, i cartelloni «A Roma solo la carbonara si lega» mentre fanno già dibattere quelli «Minniti=Salvini=Lamorgese». Le sardine hanno infatti accontentato chi gli chiedeva una visione del mondo, una idea. Quella ieri più ascoltata è stata l'immediata abrogazione dei decreti sicurezza e poi le frontiere aperte. Le ha chieste Giorgia Linardi, portavoce delle sardine romane, ma anche della ong Sea Watch, ong che è stata difesa dall'europarlamentare del Pd, Pietro Bartolo, intervenuto sul palco insieme alla presidente dell'Anpi, Carla Nespolo, che ha consegnato a tutti la tessera di «partigiani del 2020». Ma c'erano tante sottospecie di sardine proprio come scriveva Nico Orengo nel suo «Il salto dell'acciuga», il primo a dirci che la sardina è il pesce della nostalgia.
A manifestazione iniziata si sono mimetizzate le sardine vip (Erri De Luca, Nichi Vendola), le «sardine nere» (migranti), le «sardine anticapitaliste» e pure una singolare sardina palestinese, anti meloniana, in trasferta da Milano (figlia dell'imam di via Padova). Ma la più elegante era senza dubbio quella «micromega», rappresentata dal filosofo Paolo Flores D'Arcais che in piazza è sceso con i suoi guanti di pelle per venirle a studiare «anche se ci ho già parlato». Rivela che ha avuto colloqui con le sardine romane e che la piazza, commenta da specialista, «è piena di troppi anziani mentre i giovani sono meno di quelli che immaginavo». Da professore di speranze (sempre fallite, riconosce pure lui), li promuove a nuova promessa, anche perché «il Pd è irrecuperabile e Salvini un prefascista. Ha tutti gli ingredienti del fascismo tranne il manganello». Tranne Santori non c'è stato invece nessun altro che abbia saputo prendersi la scena. Quando è salito sul palco ha urlato: «Abbiamo vinto 130 piazze a zero». Ha proseguito elencando cinque punti, che eccetto l'abolizione del decreto sicurezza, sono tutti sintetizzabili in «chi è eletto faccia politica nelle sedi istituzionali e non utilizzi i social».
Dopo il suo intervento
anche la piazza si è dispersa e chi era rimasto non cercava che di avvicinarsi al «leader Mattia» mentre, a poca distanza, le altre sardine originarie lo guardavano con gli occhi di chi si sentiva già lontanissimo da lui.
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