Genova - Il silenzio per ricordare le vittime, le voci per chiedere certezze per chi è sopravvissuto e perché nessuno debba mai più vivere una tragedia come quella del Morandi. C'è questo nelle parole degli abitanti sfollati dai quartieri di Genova dal crollo del viadotto Polcevera, frasi scandite anche ieri nel giorno del ricordo, prima dal presidio della protezione civile al limitare della zona rossa e poi in una piazza De Ferrari gremita per la commemorazione delle vittime del disastro del 14 agosto scorso.
In 300 ieri mattina si sono radunati a Certosa nel quartiere evacuato allo scoccare delle 11.36, ad un mese esatto dal crollo, per il minuto di silenzio ad omaggio delle 43vittime. Davanti alle transenne della zona rossa mazzi di fiori, candele ed un cartello: «14 agosto 2018, una comunità che vuole rinascere» e una dedica: «Nel cuore di chi resta».
Ripartire si traduce in due obiettivi: «Rientrare in casa - spiega il portavoce del comitato di via Porro, Franco Ravera - per prendere quanto abbiamo di più caro e capire che fine faranno le nostre case». E lo ha ripetuto sul palco della cerimonia al pomeriggio un'altra residente sfollata, Mimma Certo, davanti alle migliaia di genovesi arrivati per la commemorazione. «Genova non è solo mugugni, ha dimostrato bellezza e solidarietà», ha detto. A un mese dal disastro emergono anche dubbi nuovi sul futuro. «Vista la situazione - prosegue il portavoce Ravera - anche le persone più radicate nella zona ora hanno grosse perplessità sul fatto di convivere un domani con un altro ponte. È l'altro sentimento che sta uscendo fuori. Quindi dateci la possibilità anche in futuro di scegliere se rimanere o non rimanere».
Ad oggi su 258 famiglie sfollate 102 nuclei hanno optato per un alloggio pubblico messo a disposizione dagli enti pubblici, 141 famiglie hanno scelto l'autonoma sistemazione e 15 nuclei stanno ancora decidendo. Tra loro ci sono anche Andrea Fortunato, 34 anni, e la fidanzata Daniela, che tra meno di 2 giorni diventerà sua moglie. Insieme vivevano all'11 di via Porro, fino al 14 agosto scorso. «Non ci ha fermato il disastro - ha raccontato Andrea - La paura è un sentimento negativo, cerchiamo di guardare avanti con fiducia. Questo è stato l'anno zero ma ora basta: non deve pagare più nessuno».
Sul fronte
dell'inchiesta ieri sono iniziati anche i primi interrogatori di degli indagati. Ad essere sentiti Salvatore Bonaccorso e Antonio Brencich, Mario Servetto e Giuseppe Sisca. Tutti si sono avvalsi della facoltà di non rispondere.
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