Quando nei primi anni Ottanta le concessero la Plaza de Toros, lei pensò a uno scherzo. L'arena sacra della tauromachia mondiale era una delle massime onorificenze per un'artista che nemmeno Julio Iglesias aveva goduto. Lei, la «reina de Italia», «La Carrà», cantò e ballò per due ore filate davanti a 50mila madrileni stracotti d'amore e altri cinquemila, rimasti fuori, che si erano portate le sedie da casa. Fu un plebiscito di passione, la conferma di una torrida storia d'amore tra lei e la Spagna.
Un legame indissolubile che durava dal 1976, quando con La hora de Raffaella Carrà gli spagnoli la scoprirono in tv e persero la testa. Era ciò che cercavano, dopo il buio del franchismo, per tornare a sculettare con canzoni frizzanti, disimpegnate. España, calda come la sua terra natia, ma che aveva saputo esprimerle meglio un affetto travolgente. La chiamava «mi segunda casa». Ieri la notizia ha rivoluzionato i programmi del chiacchiericcio pomeridiano, con il suo carico d'incredulità. Una pessima burla per creare tensione prima di Italia-Spagna? Qualcuno, però, sapeva che da mesi «La Carrà» non abitava più nella sua Madrid. Era in Italia. E da ieri c'è un Paese intero che la piange come una figlia.
La ricorda la Corona dei Borbone, e l'ex re Juan Carlos I, col quale si parlò di una relazione. Da lui aveva ricevuto il titolo di Dama al Orden del Mérito Civil, dalla regina Sofia, invece, il Lazo de honor, massimo riconoscimento all'emancipazione femminile. La ricorda il premier spagnolo Pedro Sanchez, che twitta, retwittato da Palazzo Chigi: «La sua musica ha reso felici i nostri cuori, il suo spirito libero ha riempito le nostre anime». La Spagna amava le sue canzoni. Vinse nel 1978 il doppio disco d'oro per Forte, forte, forte. Ogni sua hit italiana trovava immediatamente parole in castigliano. Ma la regina ha dato moltissimo alla tv spagnola. Nel 2016, per i festeggiare i suoi sessant'anni, si pensò a una sola conduttrice per lo speciale, «La Carrà». Nacho Álvarez nel 2020 usò Ballo, ballo per raccontare nel film Explota, explota la storia del varietà spagnolo.
Travolse gli spagnoli con decine di programmi, alcuni cloni italiani, Hola Raffaella!, En casa con Raffaella e un paio di conduzioni per la versione spagnola di Saturday Night Live. Audience alle stelle e colate d'oro degli sponsor. El Mundo scrive che «Non ci sarà mai più una Lola Flores e anche una Raffaella Carrà». Mai era successo che il Regno di Spagna s'inchinasse davanti a una «extranjera».
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