Dodici mesi o poco più per sventare l'euro-golpe sul fumo. Il tempo stringe, ma c'è ancora margine per emendare la furia proibizionista di Bruxelles. Per ora, infatti, la volontà della Commissione europea di estendere le norme antifumo anche ai luoghi esterni (come le fermate degli autobus, i parchi e i dehor dei ristoranti) si tradurrà in raccomandazioni non vincolanti, ma comunque sufficienti a dettare una linea che potrebbe poi trasformarsi in un diktat. L'ennesimo. Entro il 2026 vedrà infatti la luce una nuova direttiva europea sui prodotti del tabacco all'interno della quale potrebbero essere inseriti proprio i divieti caldeggiati oggi dai burocrati. E in quel caso non si tratterebbe più di semplici suggerimenti, ma di imposizioni valide per tutti i Paesi Ue.
La Commissione tira dritto sull'obiettivo, a cominciare dall'aggiornamento delle raccomandazioni del Consiglio del 2009 sugli ambienti senza fumo, ma senza considerare le conseguenze socioeconomiche per gli Stati membri con una forte vocazione turistica, come l'Italia. Il divieto di fumo anche all'aperto avrebbe infatti un impatto negativo su 2,4 milioni di aziende europee, il 99% delle quali sono piccole e medie imprese. Si tratta di esercizi commerciali che per la stragrande maggioranza non avrebbero le capacità finanziarie per ammortizzare lo choc negativo su un settore già di per sé vulnerabile ai cambiamenti normativi, in quanto condizionato dalla spesa dei consumatori e dalle abitudini sociali. Al riguardo, l'allarme già lanciato dagli esercenti e dalle rappresentanze datoriali riguarda la possibile contrazione dei ricavi e la perdita di posti di lavoro.
Con 1,8 milioni di persone impiegate nel turismo, l'Italia sarebbe tra i Paesi più colpiti dalle misure proposte, insieme a Grecia, Portogallo, Cipro, Spagna e Malta. Se pur motivata da nobili propositi, l'Ue rischia insomma di spegnere l'economia, oltre alle sigarette. Il turismo impiega infatti circa 11,4 milioni di persone in tutto il Continente e contribuisce per circa il 4,5% al valore aggiunto lordo dell'Unione. Le proibizioni targate Bruxelles, peraltro, potrebbero fallire anche rispetto agli obiettivi della lotta al fumo, dal momento che l'estensione dei divieti alle sigarette elettroniche e ai prodotti a tabacco riscaldato non darebbe spazio ai consumatori di utilizzare alcuna alternativa al fumo convenzionale.
Ed ecco servito il solito euro-paradosso: la proposta della Commissione Ue sembra infatti non tenere conto delle
linee programmatiche contenute nel recente «Rapporto Draghi» commissionato da Ursula von der Leyen, nel quale la prosperità e l'innovazione dell'Europa vengono legate alla salvaguardia della dimensione sociale ed economica.
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