Djokovic: stop al visto, espulsione sospesa. Ma l'Australia (e il tennis) non lo vuole più

Il serbo tornato in detenzione. Domani ultima decisione del tribunale federale

Djokovic: stop al visto, espulsione sospesa. Ma l'Australia (e il tennis) non lo vuole più

Alla fine non era una questione solo di tennis e nemmeno di oppressione dei popoli. La verità è venuta fuori ieri, quando davanti all'ormai spazientito giudice Kelly di Melbourne i legali del governo australiano e l'avvocato di Djokovic hanno alla fine convenuto che vicenda del campione serbo gira tutta su una questione: chi può fermare davvero un no-vax? Lo hanno fatto ovviamente su posizioni diverse, ma l'ultima (forse) capitolo del caso che ha accompagnato di pari passo l'accelerazione di Omicron nell'isola down under, potrebbe far scricchiolare la guerra al virus. Se si accettasse l'idea che basta essere ricco e famoso per poter fare un po' quello che si vuole.

E insomma: il visto di Novak è stato come previsto tolto dal ministro dell'Immigrazione australiano, ma la battaglia continua. E tutto verte sulla la spiegazione che la presenza del tennista fosse un pericolo «per l'ordine pubblico». In pratica: il legale del governo ha ammesso che la decisione è stata presa perché se Nole fosse rimasto sul suolo australiano «avrebbe scatenato l'eccitazione dei no-vax», quello di Djokovic ha risposto che sarebbe stato lo stesso anche se il suo assistito fosse stato espluso. Perché? Ma perché è «una persona famosa, riconosciuta, che ha fatto tanto per lo sport e per la società». Intanto si corre per capire che fare degli Australian Open, visto che in fondo domani notte all'una (la nostra) si dovrebbe cominciare a giocare. Djokovic, alla fine, ci sarà? L'iter è stato questo: una volta saputo del visto cancellato, il serbo ha fatto subito un nuovo ricorso. Che il giudice Kelly ha disciplinato così: 1) Novak non doveva essere rimesso in detenzione; 2) avrebbe potuto stare nella sua residenza fino alle 8 del giorno dopo (le 22 di ieri per noi); 3) a quell'ora si sarebbe dovuto presentare davanti ai funzionari dell'immigrazione; 4) dopo poteva stare lì in compagnia dei suoi avvocati fino alle 16, ma anche sotto lo sguardo di due poliziotti; 5) sarebbe poi stato rimesso in detenzione fino a domani (stanotte per noi), quando ci sarà la definitiva decisione del tribunale federale di appello. A quel punto, finalmente, si potrà fare il calendario definitivo del torneo: se non c'è Djokovic numero uno, nella sua casella entra il russo Rublev scombinando tutti i restanti sorteggi; se invece Novak ci sarà, resta tutto come prima, compreso il disappunto dei rivali. E allora non resta che attendere, mentre Abc News commenta: «Questo è un uomo che secondo alcuni si è comportato come se le regole di vaccinazione non si applicassero, o almeno non dovessero applicarsi a lui.

Un uomo che quando si è scoperto che aveva fatto una falsa dichiarazione di viaggio ha essenzialmente cercato di incolpare il cane per aver mangiato i suoi compiti, dicendo che era colpa di un dipendente». Rimediare a tutto questo diventa comunque complicato.

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