Il dolore vissuto assieme da Sergio e papà Bruno: "Insinuazioni cancellate"

I Verzeni certi dell'innocenza di Ruocco. "La morte di Sharon non sia vana"

Il dolore vissuto assieme da Sergio e papà Bruno: "Insinuazioni cancellate"
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Ora sanno chi è stato ad ucciderla. Dopo un mese esatto di dolore, ma anche di fastidio nel dover respingere le più o meno fantasiose ipotesi che si sono rincorse giorno dopo giorno su chi potesse avere ammazzato una donna senza ombre come Sharon, i familiari della 33enne accoltellata nella notte tra il 29 e il 30 luglio a Terno d'isola, nella Bergamasca, si sentono sollevati. Se così si può dire del sapere che Sharon è morta senza un perché. Per caso, per essersi trovata nel posto sbagliato nel momento sbagliato.

Sicuramente sollevati nell'avere la conferma di quello di cui non hanno mai dubitato un attimo: e cioè che Sergio Ruocco, il compagno quasi marito di Sharon, non c'entrava nulla in questa storia. Nonostante le voci, le ripetute convocazioni in Procura e gli inevitabili sospetti avessero fatto pensare il contrario. Non è stata una sorpresa, per loro, sapere che il fidanzato di Sharon è innocente. Ma sono comunque lieti che l'epilogo di questo incubo spazzi via ogni insinuazione. Dopo aver saputo del fermo di Moussa Sangare e della sua confessione, Bruno Verzeni decide di affrontare i giornalisti, i fotografi e le telecamere che stazionano da settimane davanti al cancello della sua villetta, a Bottanuco, nella Bergamasca, leggendo poche righe scritte con i familiari. «È un comunicato, poi basta», avverte cominciando a leggere con la voce rotta dall'emozione. Accanto a lui la moglie Maria Teresa Previtali e i figli Melody e Christopher. «A un mese dalla morte di nostra figlia la notizia di oggi (ieri, ndr) ci solleva, anche perché spazza via tutte le speculazioni che sono state fatte sulla vita di Sharon e Sergio», prosegue Verzeni.

Non c'entrava Scientology, che Sharon aveva cominciato a frequentare da quando lavorava al bar, non c'entravano ipotetici attriti con il compagno con in quale non risultavano liti, non ci sono mai stati dissapori familiari o stalker. Eppure in queste settimane è stato detto di tutto. Speculazioni, appunto, che hanno aggiunto dolore al dolore. Ma adesso il fermo del 31enne che ha colpito la donna senza un apparente motivo restituisce un briciolo di tranquillità a questa famiglia che ha vissuto l'ultimo mese in una situazione di perenne angoscia. «Vogliamo che l'assurda morte di Sharon - continua a leggere papà Verzeni - non sia vana e provochi una maggiore sensibilità di tutti sul tema della sicurezza del nostro vivere. Ci affidiamo a Dio, per aiutare noi e Sergio a convivere con il nostro dolore e con il pensiero di quello che nostra figlia ha subito in questi momenti». Anche il compagno di Sharon affida il suo pensiero ad una breve nota letta ai cronisti: «Dopo un mese di incertezza, la notizia del fermo finalmente mi ha dato un po' di sollievo perché cancella tutte le insinuazioni dette su di noi. La mia vita è cambiata per sempre, nulla mi potrà ridare Sharon e i bei momenti passati insieme. Manterrò vivo il suo ricordo sempre e so che mi aiuterà a proseguire la mia vita». Bruno Verzeni ha poi voluto ringraziare la Procura di Bergamo «per la competenza e la tenacia che ha dimostrato» in un'indagine a tappeto senza movente, senza testimoni, senza arma del delitto. Un vero rebus per giorni. «E poi un grazie ai nostri avvocati per i preziosi consigli e la loro vicinanza che ci hanno supportato in questo periodo. E grazie a coloro che hanno testimoniato e hanno permesso di arrivare ai risultati di oggi», dice il papà di Sharon. Perché alla fine le testimonianze sono arrivate. Ed è stata la svolta. Verzeni non aggiunge altro.

Rispondendo ad un giornalista che gli chiede se si aspettava un epilogo del genere, dice che sì, se lo aspettava. Tanto gli sembravano inverosimili le altre piste battute. Soprattutto quella che sembrava la più ovvia e che portava al genero, Sergio, come un figlio per lui e la moglie.

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