"Donald, Giorgia ed Elon: ora non sono più da solo"

Il presidente argentino Javier Milei scuote Davos: "Seguire l'Argentina per rendere grande l'Occidente"

"Donald, Giorgia ed Elon: ora non sono più da solo"
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«Rendiamo l'Occidente di nuovo grande». I 30 minuti del discorso del presidente argentino Javier Milei al World Economic Forum di Davos potrebbero essere sintetizzati con questo titolo che, poi, è la chiusura del suo intervento di ieri. Quella di ieri è stata la seconda presentazione a Davos da presidente ma, un anno fa, quando aveva annunciato «l'inizio di una nuova Argentina», Milei era isolato mentre, ieri, ha tenuto a sottolineare che ha «trovato compagni di lotta» con cui «si è formata un'alleanza internazionale di tutte quelle nazioni che vogliono essere libere». I sei leader citati da Milei sono «il meraviglioso Elon Musk, la feroce signora italiana, la mia cara amica Giorgia Meloni, Bukele in El Salvador, Orbán in Ungheria, Netanyahu in Israele e Donald Trump negli Stati Uniti». Dopo i successi economici ottenuti nel suo primo anno alla Casa Rosada - inflazione passata dal 25% al 2% al mese, avanzi commerciali, fiscali e finanziari record, riduzione del 90% nella forbice tra cambio ufficiale e parallelo, calo della povertà sotto il 40% nell'ultimo trimestre 2024 - l'intervento di ieri di Milei si è focalizzato sulla battaglia culturale contro il politicamente corretto ed il pensiero woke. «L'Argentina è diventata un modello mondiale» non solo economico ma anche «di un nuovo modo di fare politica, che consiste nel dire la verità alla gente in faccia e confidare che la gente capirà», ha esordito Milei, sottolineando come «lentamente, quella che sembrava un'egemonia a livello globale della sinistra woke in politica, nelle istituzioni educative, nei media, negli organismi sovranazionali o in forum come questo di Davos, si è incrinata e oggi si inizia a intravedere una speranza per le idee della libertà». Nel suo discorso Milei ha difeso Musk, «il mio caro amico ingiustamente diffamato dal wokismo nelle ultime ore per un gesto innocente che l'unica cosa che rappresenta è il suo entusiasmo e la sua gratitudine verso la gente», per poi andare diretto al problema culturale, ovvero il pensiero woke. «Il denominatore comune dei Paesi che stanno fallendo», ha spiegato, «è il virus mentale di questa ideologia, questa grande epidemia che deve essere curata, il cancro che deve essere rimosso» perché, «fino a quando non la toglieremo dalla nostra cultura, dalla società occidentale, non riusciremo ad avanzare verso il progresso». Per Milei «il wokismo è un regime di pensiero unico, sostenuto da diverse istituzioni (compreso Davos) il cui scopo è giustificare l'avanzata dello Stato attraverso l'appropriazione e la distorsione di cause nobili», dal femminismo alla difesa delle minoranze, e «tutto questo è stato incubato e sviluppato in modo sempre più evidente nel corso degli ultimi decenni» perché «dopo la caduta del muro di Berlino, i paesi liberi hanno cominciato ad autodistruggersi non avendo più avversari da sconfiggere e la pace ci ha reso deboli». A detta di Milei «l'Occidente rappresenta l'apice della specie umana, la terra fertile della sua eredità greco-romana e dei suoi valori giudaico-cristiani» e «la prima crociata, la più importante se vogliamo recuperare il progresso dell'Occidente, non può che essere la drastica riduzione delle dimensioni dello Stato, le cui funzioni devono limitarsi alla difesa del diritto alla vita, alla libertà e alla proprietà».

L'ideologia woke, ha infine denunciato ieri Milei, si manifesta anche «nella bandiera del cambiamento climatico». «Nessuno vuole vivere in una discarica ma siamo passati a un ambientalismo fanatico dove gli esseri umani sono un cancro che deve essere eliminato», ha chiosato.

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