Doppiopesismo sul pm star Tescaroli

Il Csm premia l'aggiunto di Firenze coinvolto nelle chat di Palamara. Altri furono penalizzati

Doppiopesismo sul pm star Tescaroli
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A chi dicono qualcosa i nomi di Paolo Fietta e Fabio Pilato? Sono due magistrati qualunque, il primo pm a Vicenza, il secondo giudice a Palermo, carriere (fino a tre anni fa) tranquillo. Invece Luca Tescaroli, procuratore aggiunto a Firenze, è una star delle cronache giudiziarie, una toga rossa in prima fila nelle inchieste contro Silvio Berlusconi fin dagli anni Novanta, quando stava a Caltanissetta e celebrava («siamo passati dalla possibilità alla probabilità») le deduzioni deliranti del pentito Salvatore Cancemi sul Cavaliere «mandante occulto» delle stragi di mafia. Sono passati ventiquattro anni e Tescaroli non molla, e da Firenze indaga ancora per le stragi su Marcello Dell'Utri e - per suo tramite - su Berlusconi. Una inchiesta «alla memoria» che fa del procuratore una icona degli irriducibili anti-Cav.

I destini dei due magistrati sconosciuti e della toga-star si incontrano nei giorni scorsi davanti al Consiglio superiore della magistratura, accomunati da una chat. É la famosa chat di Luca Palamara, le migliaia di messaggi che l'ex presidente dell'Associazione nazionale magistrati riceveva da colleghi in ansia. Tutti e tre - Fietta, Pilato e Tescaroli - bussarono alla porta di Palamara. Ed ecco la decisione del Csm: brutta botta a Fietta e Pilato che si vedono rifiutare, per colpa di quelle chat, uno scatto di anzianità del valore di decine di migliaia di euro. Pochi giorni prima, invece, era stato concesso a Tescaroli dal plenum del Csm di restare per altri quattro anni a fare il procuratore aggiunto a Firenze: e, di conseguenza, a dirigere le indagini contro Dell'Utri.

Eppure il povero Fietta si era dato da fare non per sé ma per amici e colleghi; Pilato non ottenne nulla. Invece Tescaroli, nell'assedio a Palamara, lavorava soltanto a favore di sé medesimo. Il combattivo pm era stato bocciato negli anni precedenti nelle sue domande per una serie di cariche in giro per l'Italia, e si sentiva vittima di una persecuzione. Così si rivolse a Francesco Minisci, già segretario dell'Anm, e compagno di corrente di Palamara. «Ti chiamerà Tescaroli per sue domande pendenti, mi ha chiesto di preannunciartelo», scrisse Minisci. Pochi giorni dopo Tescaroli scrisse a Palamara: «Caro Luca posso chiamarti. Faccio un tentativo. Luca Tesc». Palamara si attivò, il 31 gennaio 2018 scrisse a un collega: «Faccio in tempo a far vincere Tescaroli, se passa è solo per me». Il 26 luglio Palamara annunciò la vittoria a Tescaroli: «Caro Luca sei stato proposto unanime».

Delle sue richieste d'aiuto a Palamara, Tescaroli è stato chiamato a dare spiegazioni in un processo in corso a Perugia, ha ammesso che riguardavano la poltrona di procuratore aggiunto a Firenze e ha ricordato di avere chiesto lo stesso posto a Palermo, Catania, Bari e Genova ma di avere registrato un veto nei suoi confronti perché «aveva gestito determinati procedimenti particolarmente sensibili che avevano inciso nei confronti dei detentori del potere». Per superare il veto, andò da Palamara. E ottenne il posto.

Tutto bene, dice il Csm, e lascia

Tescaroli nel posto che gli aveva procurato Palamara. Mentre invece Fietta rivolgendosi al potente leader avrebbe compito «una gravissima caduta professionale tale da compromettere la credibilità ed affidabilità del magistrato».

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