Dopo il G7 in Cornovaglia e il bilaterale di sabato scorso con il presidente americano Joe Biden, Mario Draghi fa un altro passo verso il definitivo ricollocamento in chiave Atlantica dell'Italia dopo i ripetuti ammiccamenti a Russia e Cina dei governi guidati da Giuseppe Conte. E questa volta il premier sceglie di citare espressamente Donald Trump, il presidente dell'America first che aveva teorizzato un ritiro degli Stati Uniti dalla scena della cooperazione internazionale. E lo fa sottolineando quanto diverso sia l'approccio della nuova amministrazione americana dopo il cambio della guardia alla Casa Bianca.
Una considerazione per nulla casuale, fatta a favore di telecamere appena arrivato a Bruxelles al quartier generale della Nato per partecipare al summit dell'Alleanza Atlantica. «Pensate che la prima visita del presidente Biden è in Europa, provate a ricordarvi la prima del visita del presidente Trump...», dice l'ex numero uno della Bce. Un modo neanche troppo diplomatico per sottolineare come il nuovo corso della diplomazia statunitense abbia a cuore il multilateralismo e il rapporto con l'Europa, tanto che la priorità di Biden è stata proprio quella di incontrare i leader europei. A differenza del suo predecessore che, nel 2017, come primo viaggio ufficiale scelse di andare in Arabia Saudita. Il vertice Nato, dunque, è per Draghi «una continuazione del G7» appena concluso in Cornovaglia, e «fa parte del processo di ricostruzione» e di «riaffermazione» delle «alleanze fondamentali degli Usa» che «erano state indebolite dalla precedente amministrazione».
D'altra parte, è da quando si è insediato a Palazzo Chigi che l'ex governatore di Bankitalia si muove in questa direzione, con il chiaro obiettivo di archiviare gli approcci piuttosto ondivaghi che hanno caratterizzato gli ultimi anni nei quali Roma ha più volte strizzato l'occhio sia a Mosca che a Pechino. E nel suo intervento al summit Nato il premier non cita né la Russia né la Cina, ma ci tiene a dire che occorrerà «affrontare tutti coloro che non condividono i nostri stessi valori e il nostro attaccamento all'ordine internazionale basato sulle regole» e che sono «una minaccia per le nostre democrazie». Draghi sottolinea poi l'importanza cruciale che l'Italia dedica al rafforzamento della cooperazione tra la Nato e l'Ue. «Il messaggio che possiamo inviare al resto del mondo - spiega chiudendo il suo intervento al summit - è quello sancito dal Trattato di Washington: la coesione politica degli alleati e l'impegno incrollabile all'indivisibilità della nostra sicurezza comune è e sarà il vero centro di gravità dell'Alleanza e la garanzia ultima della nostra difesa collettiva».
Un vertice, quello di Bruxelles, che però non contribuisce a stemperare le recenti tensioni tra Italia e Turchia. Draghi e Recep Erdogan, infatti, si incrociano ma non si incontrano. E questo nonostante il presidente turco abbia invece avuto diversi bilaterali (tra cui quelli con Biden e Angela Merkel).
Dopo il G7 in Cornovaglia dei giorni scorsi e il vertice Nato di ieri, il premier continuerà a dedicarsi alla politica estera anche nelle prossime settimane. Fra tre giorni è infatti in agenda a Barcellona un bilaterale con il primo ministro spagnolo Pedro Sanchez, mentre il 21 ci sarà un faccia a faccia a Berlino con la cancelliera Merkel. Il giorno seguente, invece, sarà la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, a venire a Roma per l'atteso via libera al Pnrr (per l'occasione visiterà uno dei progetti inseriti nel Piano).
È previsto invece per il 25 giugno il Consiglio europeo durante il quale l'Italia porrà, come ha già annunciato più volte Draghi, il tema dell'immigrazione con la richiesta all'Ue di farsi carico del problema e non lasciarci da soli a gestire la prossima estate di sbarchi. Ed è proprio in quest'ottica che ieri a Bruxelles Draghi ha invitato la Nato ad avere una «attenzione costante» su Mediterraneo e crisi libica.
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