Draghi a Versailles per ottenere aiuti. E avverte i partiti: "Non stare fermi"

Oggi al vertice sull'Ucraina: "Problema europeo, serve risposta comune". Dall'agroalimentare all'energia, ecco le sue proposte. E sul caro bollette: "Messi già sul piatto 16 miliardi"

Draghi a Versailles per ottenere aiuti.  E avverte i partiti: "Non stare fermi"

La crisi causata dall'aggressione russa all'Ucraina «sarà lunga», avverte Mario Draghi, il suo costo sarà alto e, essendo una «crisi europea andrà gestito a livello europeo». Anche cambiando quelle regole di bilancio che, ricorda il premier, «ho sostenuto fossero inadeguate» molto prima della guerra.

E il premier metterà già oggi, sul tavolo del Consiglio Ue di Bruxelles, la necessità di riscrivere le regole e aumentare gli investimenti comuni su «energia, clima e difesa». Ma nessuno, è l'avvertimento che lancia alla sua maggioranza, rispondendo nell'aula di Montecitorio al question time, pensi di approfittare dell'alibi della guerra per «fermare le riforme»: sarebbe «un equivoco profondo» se i partiti (come sta succedendo su catasto, concorrenza, appalti e chi più ne ha più ne metta) usassero «l'emergenza per dire che allora bisogna star fermi, niente riforme, niente cambiamenti». L'avviso di Draghi è secco e al tempo stesso appassionato: «Questo non è il motivo per cui è nato il governo». E il senso del messaggio è chiaro: l'esecutivo è impegnato a rispondere alla crisi ma anche a mandare avanti senza tentennamenti il suo piano di riforme legato al Pnrr, le forze politiche devono mostrare più responsabilità, e non usare la tragedia ucraina come un «tana libera tutti».

L'Europa, ricorda Draghi, «ha reagito in modo unito, compatto e rapido» all'invasione russa. Le sanzioni adottate da Ue e alleati Nato e G7 «servono ad applicare la massima pressione possibile sul governo di Mosca perché cessi le ostilità». La fermezza è dunque «essenziale per difendere la sicurezza dei nostri cittadini e dell'Europa», l'Italia ha aderito all'impegno «con coraggio e integrità», e non ha alcuna intenzione di «derogare». Ma il prezzo da pagare è alto, e le sanzioni «non dureranno poco», dunque è indispensabile «fare di tutto per renderle sostenibili» per cittadini e mondo produttivo: «Dobbiamo muoverci con rapidità e decisione per difendere il potere d'acquisto delle famiglie e la competitività delle nostre imprese. Forse è anche il caso di dire la sopravvivenza delle nostre imprese». Il premier torna a puntare il dito sulla grave miopia di chi in questi ultimi lustri ha consentito che «la nostra dipendenza dal gas russo crescesse», persino «dopo l'invasione della Crimea» nel 2014. «Una sottovalutazione di politica energetica ma anche di politica estera» che ora svela tutta la sua irresponsabilità. La risposta che il governo sta mettendo in atto è quella di «diversificare le fonti», «aumentare la produzione nazionale» e il «contributo delle fonti rinnovabili», senza escludere gli investimenti sulla ricerca europea nel nucleare di nuova generazione e la «riduzione dei consumi». Per aiutare famiglie e imprese «sono già stati stanziati 16 miliardi», ma «non bastano». Serve anche «una profonda semplificazione» dei procedimenti autorizzativi, spesso utilizzati da amministrazioni nazionali e locali per bloccare ogni nuova infrastruttura: «Se non superiamo questi ostacoli non andiamo da nessuna parte», i regolamenti burocratici di cui ci si fa scudo per impedire i cambiamenti «in tempo di guerra vanno sospesi». Anche a livello Ue serve una revisione di quei regolamenti, su energia e agroalimentare, che «vanno rapidamente rivisti».

L'aggressione russa contro l'Ucraina sta generando, ricorda Draghi alla Camera dei deputati, «una crisi umanitaria senza precedenti nel Dopoguerra». Per farvi fronte, l'Unione europea ha adottato per la prima volta la risoluzione sulla protezione temporanea dei profughi: «Una decisione che testimonia unità e compattezza di azione che è indispensabile mantenere, e che vede l'Italia in prima linea».

Gli ucraini in fuga accolti sul nostro territorio sono già 24mila: «La forza di un paese e di una democrazia si misurano anche sulla capacità di difendere i valori della dignità umana, della pacifica convivenza e dell'amicizia tra i popoli». E questo deve valere anche per «quei tanti cittadini russi che condividono questi valori e che condannano le violenze commesse ai danni del popolo ucraino».

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