Gli uffici di Palazzo Chigi hanno predisposto due diverse ipotesi di decreto per estendere il green pass. Il provvedimento andrà in Consiglio dei ministri domani in tarda mattina, quasi certamente dopo la consueta cabina di regia. E Mario Draghi - ieri impegnato tutta la giornata a Bologna per la cerimonia conclusiva del G20 Interfaith - ancora non ha studiato nel dettaglio i due testi, frutto del lavoro di questi giorni del tavolo coordinato dal sottosegretario alla presidenza del Consiglio Roberto Garofoli e a cui hanno preso parte i ministeri di Salute, Giustizia, Lavoro e Pubblica amministrazione. La prima ipotesi prevede l'utilizzo del passaporto verde per tutti gli statali, più tutte le attività private dove già ora è richiesto il pass per chi usufruisce del servizio. Quindi bar, ristoranti, palestre, piscine, cinema, teatri, fiere, stadi, treni, aerei. Tutti settori in cui c'è un'evidente contraddizione da sanare, visto che ad oggi chi presta servizio in queste attività - a differenza degli avventori - non è obbligato ad esibire il certificato verde. La seconda ipotesi, invece, è quella di un super green pass totale: non solo la pubblica amministrazione, ma anche le partecipate e tutto il settore privato. Per il quale l'idea è quella di scrivere una norma generica erga omnes, che valga dunque per tutti, demandando poi alle parti sociali la definizione di regole, controlli e sanzioni. Da un punto di vista legislativo, infatti, una normativa dettagliata sarebbe tecnicamente molto complessa da mettere nero su bianco. Una questione, insieme al nodo delle società partecipate, su cui da giorni sta lavorando senza sosta il tavolo coordinato da Garofoli.
Delle due ipotesi di decreto che questa mattina Draghi troverà sulla sua scrivania di Palazzo Chigi, il premier preferisce - decisamente - la seconda. L'ex numero uno della Bce è ben consapevole della complessità tecnico legislativa di un decreto sostanzialmente onnicomprensivo, ma è pure convinto che la via da seguire sia quella del super green pass. Restano alcuni nodi da sciogliere, certo. Come comportarsi, per esempio, con gli eletti che si oppongono al passaporto vaccinale nei Comuni o nelle Regioni - dove non vige l'autodichia come in Parlamento - mentre i dipendenti delle stesse strutture sono obbligati ad averlo?
Problemi reali e complessi. Ma dai quali Draghi non si vuole far condizionare. Il green pass, non è un segreto, è il principale strumento per convincere i dubbiosi a vaccinarsi. E se l'incremento sarà quello che si attendono a Palazzo Chigi si potrà persino fare a meno di imporre l'obbligo. Insomma, allargare il passaporto verde ai privati potrebbe essere il passo decisivo nella lotta alla pandemia. Ecco perché il premier spinge con forza in questa direzione, convinto che ormai il Pese sia esattamente su questa linea. Un segnale chiaro, ha fatto notare Draghi ai suoi collaboratori nei giorni scorsi, è arrivato dal successo del Salone del mobile di Milano.
Ma, ha ripetuto il premier in queste ore, «è evidente che c'è una spinta e una condivisione di tutti in questo senso». Non a caso - è il ragionamento che da Bologna è rimbalzato negli uffici di Palazzo Chigi - anche Salvini ha deciso ormai da tre giorni di allinearsi.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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