Kiev ha provato a colpire Mosca, e Mosca a ferire Kiev, ma i sistemi anti-aerei hanno fatto il loro lavoro, evitando una strage di civili nelle due capitali. Le forze russe hanno lanciato la notte scorsa 3 missili e una settantina di droni sull'Ucraina, in particolare nell'area di Kiev, 66 dei quali sono stati annientati o messi fuori combattimento da onde radio di disturbo. I russi hanno esploso inoltre 2 missili balistici Iskander dalla regione di Voronezh e un missile guidato dalla regione di Kursk. Kiev, con 45 droni MQ-9 Reaper di fabbricazione Usa, ha effettuato raid su diverse province della Federazione, soprattutto su Mosca. Le autorità si sono trovate costrette a chiudere gli aeroporti militari di Murmansk, Apatity e Savasleika, dove una settimana fa erano stati danneggiati almeno 5 caccia da combattimento. Restrizioni temporanee sono state applicate negli aeroporti civili moscoviti di Vnukovo, Domodedovo e Zhukovsky, riaperti al traffico solo in serata, con voli civili cancellati o dirottati.
Una delle zone calde rimane quella di Kursk, dove i russi, per frenare l'avanzata ucraina, hanno schierato un reggimento specializzato di fucilieri composto da personale delle forze aerospaziali. Un uso improprio che riduce le capacità offensive. L'invasione del Kursk potrebbe costare il carcere al colonnello Alexander Lapin, colpevole di aver sciolto ad aprile il gruppo interdipartimentale (militari e poliziotti) di difesa, lasciando il confine sguarnito. Tuttavia fonti vicine al Cremlino ritengono che «dopo una fase iniziale di shock, il nuovo fronte rappresenta una normalità della guerra». Ma per Borrell (Ue) «l'offensiva a Kursk è un duro colpo a Putin, e la revoca delle restrizioni sulle armi aiuterebbe gli sforzi di pace». Mosca sente il peso del fallimento e alimenta la propaganda continuando a bloccare l'accesso a WhatsApp, Youtube e Telegram, accusando Kiev di un attacco informatico.
Gli ucraini rivelano di utilizzare nel Kursk razzi Himars di fabbricazione Usa per distruggere pontili e attrezzature ingegneristiche, compreso ieri un attraversamento di barche sul fiume Seim. Vettori che hanno liquidato un sistema di difesa aereo a Novoshakhtinsk, nella russa Rostov. Mosca risponde martellando la regione di confine del Sumy, dove è in corso l'evacuazione di 45mila civili, e continua a ottenere risultati significativi nel Donetsk, rivendicando l'occupazione dell'insediamento di Zhelanne, a soli 10 km da Pokrovsk. La brigata russa Khingan reclama la conquista di una decina di insediamenti nell'area di Zaporizhzhia. La Finlandia teme azioni dei russi e sta negoziando con la Nato un dispiegamento di truppe al confine.
Sul fronte diplomatico il premier indiano Modi, che sarà venerdì a Kiev da Zelensky, è convinto di avere gli strumenti per «concordare la risoluzione pacifica del conflitto». A muoversi come un elefante in una cristalleria ci pensa Medvedev che non vede alcuna possibilità di negoziato «senza la sconfitta completa di Kiev».
Tutto questo mentre il parlamento ucraino ratifica l'adesione alla Corte penale internazionale, la cui convalida regala un altro passo verso Bruxelles e la possibilità di chiedere la condanna di Mosca su crimini di guerra.
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