Ma quale referendum, l'Europa è già fallita

Se vincerà il sì i greci daranno una parte della propria sovranità all'Europa. Se vincerà il no vorrà dire che i greci intendono conservare tutta intera la propria sovranità

Ma quale referendum, l'Europa è già fallita

Che piaccia o no, il referendum greco sarà un voto sull'Europa. Non sarà il derby fra la Grecia e l'Europa unita - come dice Renzi con una delle sue metafore che, se nella circostanza non dicesse in fondo la stessa cosa, non sarebbe altro che aria fritta - ma fra euro e dracma. Se vincerà il sì, vorrà dire che i greci hanno devoluto almeno una parte della propria sovranità, compresa quella monetaria, all'Europa, la cui unione farà un passo avanti. Se vincerà il no, vorrà dire che i greci intendono conservare tutta intera la propria sovranità anche a costo di rompere con l'Europa e uscire dall'euro, che farà un passo indietro; il nervosismo che gli eurocrati manifestano in questa circostanza è la plastica conferma di quest'ultima ipotesi.

L'Europa si comporta già come una federazione all'interno della quale un governo centrale (federale) impone, o almeno cerca di imporre, ai singoli governi nazionali le proprie politiche che riguardano l'intero Paese e che prevalgono sempre su quelle singole nazionali (come avviene negli Stati Uniti). Ma l'Europa non ha un governo centrale e, dico io, è una fortuna che non lo abbia. Altrimenti, i singoli Paesi federati sarebbero in balia della burocrazia di Bruxelles che imporrebbe - come già cerca di fare - una politica che, distribuendo risorse secondo criteri dirigistici e collettivistici, assomiglierebbe troppo a quella di un Paese totalitario. Che piaccia o no, l'Unione europea è già la ridicola parodia della vecchia Unione Sovietica sconfitta dalle dure repliche della storia e lo sarebbe irrimediabilmente se le politiche nazionali fossero dipendenti da quelle del governo centrale. Il fatto che non ci sia un governo centrale consente ai singoli Paesi aderenti all'Unione di produrre politiche che non sempre ubbidiscono alle direttive di Bruxelles. Le difficoltà che incontra l'euro ad imporsi e le politiche nazionali, costrette a chiedere aiuto all'Europa unita per uscire dai propri guai, sono la dimostrazione che l'Europa, così come è nata e opera, è fallita. Ubbidiva alla necessità di pacificare il continente, appena uscito da una seconda guerra mondiale, ma è oggi la prova che le istituzioni contemporanee non riescono a tenere il passo all'evoluzione dei rapporti politici e sociali e che necessiterebbero di una certa rinfrescata. Ma non c'è un governo che sia in grado di imporla.

L'inerzia europea di fronte al terrorismo islamico lo prova.

Se l'Europa fosse già uno Stato federale, i terroristi - una volta catturati e imprigionati - morirebbero suicidi (leggi sarebbero silenziosamente uccisi in carcere) come era accaduto alle Brigate rosse tedesche ai tempi dei terrorismi di matrice nazionale. Sarebbe una soluzione, per dirla tutta, non propriamente in carattere con uno Stato di diritto, ma, almeno, sarebbe realisticamente una soluzione rispetto alla colpevole inerzia di adesso.

piero.ostellino@ilgiornale.it

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