La dura vita dei superstakanovisti Così si muore di troppo lavoro

Giappone, una legge fissa a 80 ore al mese i limiti degli extra in ufficio: in caso di morte scatta il risarcimento

La dura vita dei superstakanovisti Così si muore di troppo lavoro

I giapponesi hanno un vero talento per modellare la loro lingua a piacimento ed inventare nuove parole per ogni tipo di situazione. Una di queste, diventata sempre più comune nel parlato quotidiano e sui giornali, però, non ha niente di positivo. Si tratta del termine karoshi, che viene riferito a chi muore per l'eccessivo lavoro. Ed è proprio su questo tema che il ministero della Sanità ha condotto per la prima volta al mondo uno studio, presentato venerdì alla Dieta nazionale. I risultati del libro bianco di 280 pagine non sono per nulla positivi: si legge infatti che in Giappone quasi una compagnia su quattro (23%) ha dei dipendenti che lavorano più di 80 ore di straordinario al mese. Questa è la soglia fondamentale, riconosciuta dalla legge, per definire un eventuale decesso o suicidio come dovuto al super lavoro. I familiari di un lavoratore vittima di karoshi ricevono dallo Stato circa 20mila dollari all'anno, insieme a una somma da parte dell'azienda che può arrivare fino a 1,6 milioni di dollari.

In Giappone si parla di karoshi dal 1987, quando il ministero della Salute cominciò a indagare su una serie di improvvisi decessi di importanti manager. Se a partire dagli anni '80, il governo individuò non più di 200 casi all'anno, nel 2015 i lavoratori che si sono suicidati o sono morti per problemi di cuore o di respirazione causati dal lavoro eccessivo hanno raggiunto la cifra record di 2.310. Ma questa potrebbe essere solo la punta dell'iceberg: secondo il Consiglio nazionale di difesa per le vittime di karoshi, infatti, la soglia fissata dal governo è troppo restrittiva e le morti dovute al lavoro eccessivo potrebbero raggiungere quota 10 mila. È per far fronte a questo dramma che nel 2014 la Dieta ha approvato una legge per limitare il fenomeno, promuovendo, tra le altre cose, lo studio pubblicato venerdì.

I dipendenti più a rischio karoshi sono quelli che operano nel settore della comunicazione, seguiti da quelli impiegati nell'ambito della ricerca e della tecnologia e da coloro che si occupano di trasporti. Inoltre, il 36,9% dei lavoratori intervistati afferma di essere stressato al lavoro, il 32,8% dichiara di avere raggiunto un livello di stanchezza «alto», mentre il 45,6% sostiene di dormire un numero di ore «insufficiente».

La legge anti-karoshi prevede che il governo centrale, così come quelli locali, facciano di tutto per limitare il fenomeno. Il Giappone si è prefissato di abbassare la soglia dei lavoratori che svolgono più di 60 ore di straordinario a settimana al 5% della forza lavoro. Il secondo obiettivo è far sì che tutti i lavoratori consumino almeno il 70% delle proprie ferie pagate entro il 2020. Ma questi traguardi sono ancora lontani perché il problema è più che altro culturale: è dalla fine della Seconda guerra mondiale che il lavoro è diventato il principale interesse nella vita dei giapponesi e il mito dell'efficienza è stato alimentato e peggiorato prima dalla bolla economica degli anni '80 e poi dalla sua esplosione. La situazione si è ulteriormente deteriorata negli ultimi anni, dal momento che i giovani non solo sono disposti a lavorare troppo ma vogliono anche mostrare che lo fanno.

Così, tanti si rifiutano di lasciare il lavoro prima dei loro responsabili. Se il problema è grave in Giappone, siamo ancora lontanissimi da paesi come la Cina, dove muoiono per guolaosi, così il fenomeno è conosciuto localmente, circa 500mila persone all'anno. Più di 1.500 al giorno.

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