Al referendum mancano più di tre settimane, eppure il centrodestra è già a un bivio. Colpa, in parte, dell'inaspettata vittoria di Donald Trump, che ha rivitalizzato la frangia più populista dello schieramento. Ma anche di una guerra sotterranea che va avanti da mesi e che ormai fatica a restare sottotraccia. Uno scontro non solo politico ma in molti casi anche umano e personale, fatto di vecchi rancori e nuove incomprensioni. Non è un caso che il rimescolamento in atto nel centrodestra non segua banalmente lo schema «trumpisti vs moderati», ma si vada snodando secondo logiche più complesse e in alcuni casi inaspettate. Basti pensare al fatto che chi in Forza Italia non sta con la piazza che Matteo Salvini riunirà oggi a Firenze, certo non si sente rappresentato neanche dalla kermesse Megawatt che metterà in scena Stefano Parisi a Padova. Va detto che nel primo caso l'incomprensione è sostanzialmente politica, mentre nel secondo il punto è che l'ex candidato sindaco di Milano ha avuto il mandato da Silvio Berlusconi di «rigenerare» il centrodestra (che significa rinnovarne la classe dirigente).
Di certo, c'è che il solco tra il fronte populista e quello liberal-popolare si va allargando ogni giorno. Un po' perché Salvini sta spingendo sull'acceleratore, un po' perché tutti gli indicatori fanno supporre che il 4 dicembre vincerà il No, risultato che ormai danno per «molto probabile» anche a Palazzo Chigi. Così fosse, è chiaro che le elezioni anticipate non sarebbe più un tabù, anzi. Di qui l'agitazione di queste ore, con Salvini che non vuole perdere l'occasione per proporsi come candidato premier del centrodestra. Con lui Giovanni Toti, unico big di Fi in piazza oggi a Firenze. Una presenza che tra gli azzurri desta una certa irritazione, tanto che ieri Berlusconi ha dovuto fare da pompiere per evitare prese di posizioni pubbliche di Forza Italia contro il governatore ligure. L'ex premier è sì infastidito dalle sue ultime uscite (ormai apertamente a sostegno di Salvini), ma è convinto che non sia questo il momento di aprire fronti di scontro, tanto che alla fine ha comunque mandato un messaggio alla manifestazione per il No che Toti ha organizzato ieri a Genova.
Prima di andare allo showdown, infatti, Berlusconi vuole aspettare il 4 dicembre e, soprattutto, capire se davvero si andrà a votare con l'Italicum che di fatto obbliga a presentarsi con un'unica lista. Se dopo il referendum si riscrivesse la legge elettorale introducendo il premio alla coalizione, allora lo scenario sarebbe tutto diverso.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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