Il lupo perde il vitalizio ma non il pelo. Domani ci sarà un'assemblea «straordinaria» (udite, udite) della Regione Calabria per eliminare l'orrido vitalizio ai consiglieri regionali - anche per un giorno - in Calabria. Parliamo di chiunque abbia fatto parte dell'assemblea, anche per brevissima durata, magari perché dichiarato decaduto o ineleggibile o per un ricorso vinto dai primi non eletti. Teoricamente può continuare a versare i contributi e ottenere, al compimento di 65 anni, il diritto alla pensione. Con un meccanismo perverso. Perché a fronte di un prelievo totale di 38mila euro (pari all'1% dello stipendio) a 65 anni si può ottenere un assegno da 600 euro netti al mese.
«È stato un errore. Tecnicamente è spiegabile ma è già la parola che è un tabù, quindi eliminiamo», ha detto la governatrice della Regione Calabria, Jole Santelli, e c'è da crederle. Perché questa leggina nata in seno alla maggioranza di centrodestra, approvata alla cheticella il 26 maggio scorso senza discussione in aula, per giunta all'unanimità - quindi anche da quel che resta del Pd, sembrava una di quelle norme innocue e soprattutto a costo zero, perché così c'era scritto: «Non comporta maggiori o nuovi oneri a carico del bilancio regionale».
Ma era una mezza verità. Perché, spiegano al Giornale fonti interne al Consiglio regionale, ad oggi è a costo zero perché non c'è ancora nessun decaduto. Per ora. Ma i ricorsi pendenti sono un paio. A farci la figura del tonno, ma non è il solo, è stato persino quel sedicente fustigatore di pubblici malcostumi di nome Pippo Callipo, che del tonno calabrese è il re e a cui il Pd ha affidato le chiavi del rilancio (sic!), cascato nella tonnara con tutte le scarpe: «Ho apposto la mia firma, dopo quella di altri 7 capigruppo di maggioranza e di minoranza, su una proposta di legge che era costo zero. Perché così è scritto chiaro e tondo nel documento che mi è stato sottoposto in coda alla seduta di martedì 26 maggio e che risulta agli atti del Consiglio regionale. Non avrei mai avallato nulla che potesse aumentare i costi della politica. Se il documento non è veritiero mi tutelerò nelle sedi opportune».
Già, come se gli uffici giudiziari calabresi non avessero di meglio da fare. Ma di chi è la manina dietro il provvedimento? Dell'Udc Giuseppe Graziano, che al momento di spiegare la sua proposta di legge in Aula aveva chiosato: «La legge si illustra da sé». Lui stesso era stato dichiarato decaduto dopo una lunga battaglia legale nella vecchia legislatura, a causa dell'aspettativa presa in ritardo da vicecomandante regionale del Corpo forestale.
«Più che colpa sua è colpa di chi ha fatto aggiungere la postilla a costo zero», si mormora nei corridoi del Palazzo della Regione, ancora off limits per i cronisti. Anche domani il Consiglio si riunirà «a porte chiuse» per mettere fine a una legge vergogna. Magari per riproporla un domani, in attesa che si calmino le acque...
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