«Per chiarire ancora una volta, e non ho mai detto il contrario: la risoluzione della Cdu non cambia. Non ci sarà alcuna collaborazione con AfD nemmeno a livello comunale». Ha dovuto fare pubblica ammenda il presidente della Cdu Friedrich Merz. L'avvocato conservatore che è tornato alla guida della balena bianca tedesca oltre 20 anni dopo esserne stato estromesso dall'allora astro nascente Angela Merkel si era infilato in un ginepraio domenica scorsa quando, accennando ai forti risultati del partito sovranista tedesco in alcune regioni della Germania, non aveva escluso collaborazioni fra il suo partito e AfD a livello comunale. Se era un ballon d'essai, il suo esperimento è andato malissimo. Quando nel 2020 la Cdu del Parlamento del Land Turingia elesse un governatore regionale targato partito Liberale (Fdp) anche con i voti di AfD, l'allora cancelliera Merkel reagì come una furia. Dal Sudafrica dov'era in visita ottenne la testa del neogovernatore e silurò su due piedi l'allora ministro per i Länder orientali, Christian Hirte, come anche la presidente della Cdu, Annegret Kramp-Karrenbauer, che lei stessa aveva scelto come delfina. Stessa sorte subì nel 2021 il ministro degli Interni della Sassonia-Anhlat, Holger Stahlknecht sempre della Cdu: il governatore Reiner Haseloff dello stesso partito lo licenziò in tronco per aver condiviso la contrarietà di AfD all'aumento del canone radiotelevisivo di 86 centesimi al mese.
Con i sovranisti, insomma, non si deve avere nulla a che fare, men che mai adesso che il controverso ipernazionalista Björn Höcke è diventato l'uomo forte del partito anti-Ue, anti-Nato, No Vax e anti-immigrati. Fra domenica e lunedì Merz si è esposto alle critiche senza fine dei partiti di maggioranza: per il segretario generale dei socialdemocratici Kevin Kühnert, Merz «è un re senza terra» ed è colpevole di aver «infranto un tabù». Per il vicecancelliere Robert Habeck, del partito ecologista, Merz guida un partito disorientato: «Spero vivamente che dopo queste dichiarazioni ci sia una riflessione nella Cdu-Csu».
Ma se le obiezioni dell'altra parte politica sono scontate a Merz hanno fatto più male quelle dei propri compagni di partito; come quelle della deputata Cdu turco-tedesca Serap Güler: «Nessuna cooperazione con l'AfD a nessun livello. Né ora né in futuro. Questa è la decisione della Cdu tedesca». Più articolata la posizione del segretario generale designato della Cdu, Carsten Linnemann, secondo cui «anche Merz la vede così, anche se giustamente indica la difficile attuazione sul terreno». Non è un caso che le più alte proteste contro i propositi di Merz siano arrivate dai dirigenti occidentali dal partito. Nei Länder orientali i sondaggi attribuiscono percentuali molto elevate al partito sovranista, obbligando la Cdu a coalizioni anti-AfD innaturali.
Oggi la formazione governa in Sassonia-Anhalt con Spd e Liberali; con Verdi e Spd in Sassonia; stessa maggioranza in Brandeburgo mentre è all'opposizione delle sinistre in Turingia e in Meclemburgo. Al partito che fu di Merkel, AfD ha fatto perdere la bussola. E Merz non l'ha ancora ritrovata.
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