E Giorgia si sfogò coi suoi. "Io come Don Chisciotte contro i mulini a vento"

Ciriani: "Eccesso di zelo dai pm". Renzi: "Via l'obbligo dell'azione penale"

E Giorgia si sfogò coi suoi. "Io come Don Chisciotte contro i mulini a vento"

Ormai l'obbligatorietà dell'azione penale è ridotta a un feticcio dietro al quale si nasconde il desiderio di qualche Pm di aprire un'iniziativa giudiziaria scomoda senza assumersene la responsabilità. Solo che quando un'iniziativa giudiziaria parte non sai come finisce e in politica porta solo guai: ne sa qualcosa Salvini che in attesa dell'assoluzione per il caso Open Arms si è visto soffiare il ministero dell'Interno. La verità è che l'espressione «atto dovuto», in apparenza neutra, in politica non lo è.

La decisione di Giorgia Meloni di tirare fuori in un video la notizia degli avvisi di garanzia che la procura di Roma ha inviato per le modalità della liberazione del generale libico Almasri a lei, ai ministri Piantedosi e Nordio e al sottosegretario Mantovano, è stato un modo per squarciare il velo di questa ipocrisia e ribaltare sui pm la responsabilità di quell'atto visto che ritrovarsi sotto le lenti d'ingrandimento di una procura non è mai bello, a destra come a sinistra, specie se è in corso una guerra con i magistrati sulla separazione delle carriere. «Nessuno riconosce quello che faccio - ha confidato la premier ad un amico l'altra sera, descrivendo il suo stato d'animo - mi sento come Don Chisciotte e i mulini a vento».

C'è da capirla, ti dicono che è un atto dovuto ma intanto ti ritrovi una valanga di avvisi di garanzia. «È la prima volta - osserva Giovanni Donzelli, uno degli uomini forti di Fdi - che tirano in ballo mezzo governo. C'è da riflettere». Mentre il ministro Luca Ciriani introduce il tema vero. «Non si può mandare - spiega - un avviso di garanzia per ogni denuncia di un mitomane o di un pazzo. Altrimenti dove si va a finire? Il paese ne è pieno. Questa volta c'è stato un eccesso di zelo da parte della procura di Roma. Se a noi è convenuto? Non lo posso dire, ma lo posso pensare».

Già, perché tra tante implicazioni c'è pure il dato che un'iniziativa giudiziaria quando si confonde con la politica può avere effetti diversi, incalcolabili. «Ci porterà al 40%» è la battuta del ministro di FdI, Musumeci. E comunque adesso la «forma», cioè l'avviso di garanzia, ha finito per sostituire la «sostanza», cioè i fatti da chiarire sulla liberazione del generale Almasri. Perché alla fine boomerang o opportunità che siano, vicende di questo tipo finiscono per essere sempre «un'interferenza» della magistratura sulla politica.

E dopo trent'anni di guerra tra Poteri nessuno nega che il problema dell'obbligatorietà dell'azione penale esista. Neppure nella magistratura. Addirittura il predecessore del procuratore generale Francesco Lo Voi, cioè Giuseppe Pignatone, in una circolare dell'ottobre del 2017 richiamava i Pm a non considerare l'iscrizione al registro degli indagati come «un atto dovuto», consigliando una scelta «ponderata» e non frettolosa. In politica una riserva sull'obbligatorietà dell'azione penale la riscontri anche in chi non ti aspetti. «Andrebbe tolta - spiga il sottosegretario alla giustizia, Delmastro - e il Parlamento dovrebbe dare le priorità sui reati da perseguire. Anche perché con l'obbligatorietà dell'azione penale sono i Pm a scegliere i reati e privilegeranno sempre quelli contro la Pa a scapito di rapine, furti. Mi dipingono come un giustizialista ma sono un garantista». Un ragionamento che riprende sull'altro versante Giuseppe Conte sempre autobattezzandosi «garantista». «Si poteva ragionare - osserva - sull'idea di un Parlamento che desse indicazioni alle procure sui reati da perseguire prevalentemente, ma il governo pensa solo alla separazione delle carriere che non servirà a nulla se non a lasciare i Pm soli con se stessi. E intanto la Meloni frigna».

Dentro l'opposizione l'unico che chiede un intervento chiaro è Matteo Renzi, di nuovo nei panni del garantista. «Non è possibile - rimarca - che chiunque faccia un esposto impegni la procura a procedere. La vicenda offre un'occasione a Nordio per inserire nella riforma l'eliminazione dell'obbligatorietà dell'azione penale. Dimostrerebbero che fanno sul serio e non solo vittimismo». Un'idea che magari potrebbe piacere pure a qualche piddino ma che visti i rapporti con i magistrati nessuno ha il coraggio di esternare. Semmai rinfacciano alla Meloni il passato. «Non parli di toghe rosse - si inalbera l'ex ministro Amendola - ai tempi ministri come Guerini e Speranza sono stati riempiti di esposti presentati anche dalla Meloni».

Nella maggioranza i più sparati, invece, sono forzisti e leghisti. «Togliere l'obbligatorietà - ammette l'azzurro Sorte - avrebbe avuto più effetti che la separazione delle carriere. Ma a frenare è sempre Fratelli d'Italia». «Per la denuncia di un qualsiasi pinco pallino - stigmatizza il viceministro Rixi - non puoi inviare un avviso di garanzia.

Poi magari ti dicono che non è un avviso ma un'iscrizione al registro degli indagati. E poi domani diranno che è solo una lettera di San Valentino precoce. C'è da ridere. Si ricordino invece che il generale Almasri c'era dai tempi di Minniti».

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