«Non siamo fascisti» sono state le parole d'ordine della più massiccia manifestazione d'Italia contro il green pass di lunedì a Trieste con 15mila persone in piazza. E il cofano del camper che guida sempre i cortei era addobbato con un faccione del premier Mario Draghi munito di baffetti alla Hitler. Su Telegram nelle chat anti lasciapassare verde si leggono slogan di estrema destra, ma c'è pure chi ha nostalgia delle Brigate rosse, che «purtroppo non ci sono più». A Milano, Torino, Ferrara e la stessa capitale antagonisti, anarchici, estremisti di sinistra sono ben radicati nelle manifestazioni no pass e non disdegnano la violenza come i militanti di Forza nuova. La realtà dei fatti è che la scintilla del lasciapassare verde ha portato in piazza l'ultra sinistra e l'ultra destra assieme ad una marea di normali cittadini convinti di vivere in una «dittatura sanitaria».
Lunedì, alla partenza della manifestazione di 15mila persone a Trieste, «capitale» del no pass, una giovane pasionaria ha esordito così: «Non siamo fascisti come ci dipinge il terrorismo mediatico, ma tutti uniti contro il green pass». Il capo popolo nel camper che detta gli slogan è Tito De Toni, antagonista ben noto alla Questura, condannato per un assalto nel 2003 all'agenzia consolare Usa contro l'invasione dell'Iraq. In piazza si sono visti anche i vecchi autonomi degli anni di piombo, ma ieri l'Istituto di Resistenza pontificava che le violenze ricordano «l'estremismo di destra degli anni settanta». I militanti di estrema destra ci sono e solitamente sfilano in fondo al corteo «per stare lontani dalle zecche» come bollano i compagni dei gruppi di sinistra. Beppe Giulietti ieri si è presentato davanti alla sede Rai di Trieste per difendere una troupe aggredita dai no pass e ha sfoderato la solita minaccia fascista. Peccato che erano proprio gli amici del capo popolo antagonista, che poi continuava ad inneggiare contro i giornalisti venduti, ad avere maltrattato la giornalista Rai. Per non parlare dell'emblema del riduzionismo delle foibe, Claudia Cernigoi, che da settembre filma compiaciuta i cortei con i cartelli che riportano la parola pass come simbolo delle SS del Terzo Reich. Però la minaccia è fascista. Un moderato di destra che partecipa alle manifestazioni triestina ha ammesso sconsolato: «Il 70-80% sono elettori di sinistra».
Poco roba rispetto agli allarmanti messaggi sulle chat no pass di Telegram che rimpiangono le Brigate rosse. Beppe 78 scrive che «purtroppo non ci sono più le br». Giovanni Marcolini sostiene che «ci si potrebbe organizzare in stile Br. Ah no! Quelle erano protette dallo Stato quando servivano». E un altro nostalgico ricorda come «le Br non ci sono più da tempo».
Ieri a Ferrara sono apparse scritte in vernice rossa davanti ad un centro vaccinale, che non lasciano dubbi: «Vax uccidono - Riina circa 200 - Speranza 120000 - Draghi nazista». E non sono le prime in Emilia-Romagna. Altri centri vaccinali sono stati imbrattati o danneggiati a Cesena, Forlì, Ravenna e nella zona di Rimini.
Lunedì a Torino è sceso in piazza un miscuglio dell'estrema sinistra assieme ad uno striscione azzurro con la scritta «Vaccini, sicuri che siano sicuri?». Oltre i sindacati di base dai Cobas a Usb c'erano i No Tav, Potere al Popolo, Rifondazione e Partito comunista. Studenti non proprio fascisti hanno bruciato la gigantografia di Draghi davanti all'ufficio scolastico regionale.
A Milano le manifestazioni no pass sono ben frequentate da anarchici,
collettivi studenteschi e rappresentanti del sindacalismo di base come Fabio Zerbini. Non è un caso che una ventina dei 48 denunciati per violenze varie, identificati dalla Digos, sono estremisti di sinistra o anarchici.
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