E Putin schiuma rabbia: "Kiev avrà degna risposta"

Lo Zar furioso minaccia l'Ucraina e chiude al dialogo. "Vogliono vantaggi nei negoziati, ma non trattiamo"

E Putin schiuma rabbia: "Kiev avrà degna risposta"
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Minacce, rabbia, accuse, ricostruzione a proprio uso della realtà e addirittura alcune dichiarazioni che se non fossero inserite in un contesto di guerra potrebbero tranquillamente rasentare il comico. Quanti avevano descritto Vladimir Putin come furioso dopo le incursioni ucraine in territorio russo avevano raccontato il vero. Lo Zar schiuma rabbia nel confronto in video con il governatore russo a interim del Kursk Alexey Smirnov che lo ha relazionato di quanto sta accadendo nella regione. «Kiev avrà una degna risposta», promette Putin, «vogliono solo un vantaggio nelle trattative», spiega, salvo poi ammettere che potrebbero arrivare nuove incursioni in altre aree di confine per arrivare a criticare, proprio lui, gli attacchi sui civili.

«Con queste incursioni Kiev sta cercando di migliorare la sua posizione negoziale in futuro, ma non se ne parla di trattative», dice un Putin mai così poco sereno nel corso di una riunione da lui convocata, promettendo che «l'Ucraina riceverà una degna risposta per avere attaccato il territorio russo». Parola dure, come al solito, che mettono in evidenza una volta di più quanto la Russia sia rimasta sorpresa per l'azione dell'esercito ucraino che sta mettendo in grande difficoltà il Cremlino, incapace di reagire per difendere il proprio territorio. «I leader del regime di Kiev non solo stanno commettendo un crimine contro il popolo russo, ma di fatto hanno intrapreso la strada dello sterminio degli stessi ucraini. Quegli ucraini, che, a quanto pare, non è più considerato il loro popolo», ha aggiunto Putin, dicendo che «l'Ucraina punta a seminare discordia e disaccordi, intimidire le persone, rovinare l'unità, ma la risposta dei cittadini russi è il sostegno unanime per le persone colpite e per l'esercito». Mentre il governatore di Kursk snocciola i dati dei territori conquistati dagli ucraini e racconta che sono già 120mila le persone sinora evacuate mentre altre 60mila lo saranno a breve, Putin si adombra ancora di più e interrompe il suo interlocutore. Specie quando il suo luogotenete lo informa che gli abitanti di Kursk si sono lamentati della scarsa organizzazione dell'evacuazione dall'area. Uno smacco per lo Zar, che in questi mesi di conflitto ha fatto di tutto per cercare di nascondere sotto il tappeto le lacune del suo apparato militare e soffocare, anche con la disinformazione, il malcontento dei civili che nulla vogliono avere a che fare con la guerra.

Eppure anche lui è costretto a dire che «dobbiamo prepararci a scenari diversi», perché nuovi raid di Kiev sono possibili in altre regioni, come in quella di Bryansk.

Tra una minaccia e un'ammissione, dopo che il suo esercito ha colpito scuole, mercati, città e centinaia di aree residenziali in tutta l'Ucraina, Putin sfiora il surreale quando dice che «è impossibile dialogare con coloro che attaccano indiscriminatamente i civili e le infrastrutture civili», riferendosi proprio agli ucraini. Che continuano ad avanzare mettendo Mosca, a Putin, all'angolo. Un Putin pronto ora a reagire, di nuovo. Che sia un'altra carneficina o un obbligo ad arrivare a un dialogo su nuove basi, forse nemmeno lui ancora lo sa.

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