L'uomo politico che ha permesso a Emmanuel Macron di diventare presidente la prima volta, aiutandolo sin dal maggio 2016, quand'era ancora un ministro pressoché sconosciuto, e che gli ha fatto incontrare economisti, lobbisti, trovando sponsor e finanziatori rischia ora di farlo saltare dal «trono», dove l'inquilino dell'Eliseo è tornato appena 7 mesi fa. La decisione di aprire il porto di Tolone è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso.
Infatti, ad attaccare Macron sullo sbarco concesso alla Ong, non sono più solo le opposizioni, ma il «senatore», come continuano a chiamarlo in Francia nonostante sia in stand by dall'agone politico causa malattia. L'uomo che è stato kingmaker del presidente, ritiratosi dal dibattito pubblico per combattere un cancro, invece, stavolta, ha deciso di parlare, criticando aspramente l'accoglienza della Ocean Viking accordata dal suo pupillo. Un malessere da sinistra, il suo, che dà voce ai tanti che nella «Macronia» non dicono ciò che pensano. E che sparano contro l'Italia nascondendo la verità per difendersi dalle destre.
Invece Gérard Collomb, 75 anni, uno dei decani della politica francese con una serie di legislature alle spalle nei ranghi del Partito socialista tra Assemblée e Senato, sindaco di Lione per 19 anni prima che la città venisse parassitata dal politically correct dei verdi (con la maggioranza ambientalista che ha appena votato in consiglio comunale per un contributo di 14 mila euro a SOS Méditerranée) ha rilasciato un'intervista fiume al settimanale Le Point facendo copia e incolla delle dichiarazioni di Marine Le Pen, intestando la critica alle Ong anche alla sinistra, attaccando Macron frontalmente e rafforzando il Rassemblement national.
Un autentico campo minato per la stabilità dell'Eliseo. Perché Collomb, ex ministro dell'Interno proprio di Macron fino al 2018 (lasciò il governo per ricandidarsi a Lione, vincendo ancora), ha denunciato l'apertura di «una breccia».
Un «precedente», secondo lui, pericolosissimo per la Francia. «Non può che favorire le reti di scafisti per i quali i migranti sono fonte di guadagni considerevoli», spiega. «Se ci limitiamo a una reazione di sensibilità, rafforziamo il problema più che risolverlo».
L'attracco dell'Ocean Viking e dei suoi 230 migranti sta già costando caro all'Eliseo nel gradimento, visto che stando ai sondaggi la maggior parte dei francesi si dice satura di immigrati, e non disposta a vedersene altri in arrivo; estrema sinistra a parte. L'Esagono è poi ancora scosso dal brutale omicidio della piccola Lola, la 12enne parigina uccisa nel suo stabile da una 24enne algerina, irregolare, che aveva ricevuto un foglio di via lo scorso 22 agosto, senza dar seguito all'ordine.
Ma se ora pure un vecchio socialista, anzi uno degli iniziatori della gauche plurielle, attacca duramente le porte aperte alla Ocean Viking, e pure l'impianto della nuova legge sull'immigrazione che prevede permessi di soggiorno a go-go, «sbagliati», è anche un segno dei tempi. Che porta alla luce una certa ipocrisia dell'Eliseo.
Nel 2018, infatti, l'allora ministro Collomb si era opposto all'idea di un cosiddetto «centro controllato» per migranti (hot spot) a Tolone, evocata all'epoca dal presidente. Collomb non lo disse per non creare problemi.
E a Le Point ammette oggi per la prima volta che per questo si dimise. «Se lo avessi detto a suo tempo, avrei danneggiato gravemente Macron» e Le Pen avrebbe potuto «essere eletta». E oggi, è ancora un sostenitore di Macron? «Non sostengo un uomo, ma una linea, e la linea sull'immigrazione non mi va». Scaricato. Per la seconda volta, dal suo «padrino».
Frasi che rischiano di sgretolare una «Macronia» già in affanno. La bomba a mezzo stampa può avere effetti devastanti - basta vedere i tiggì - su un presidente che non ha la maggioranza in Assemblée.
Ed è a grappolo, perché Collomb ha rincarato la dose su BfmTv: «Se accanto all'ingresso dell'Ocean Viking mettete pure le promesse di regolarizzazione della legge sull'immigrazione (annunciata dall'esecutivo per il prossimo anno, ndr), e se foste un migrante, direste: 'Bisogna che io vada in Francia'». Sostanzialmente le parole pronunciate negli ultimi giorni da Le Pen e da Eric Zemmour, che hanno chiesto di smetterla di far credere ai disperati africani a «un Eldorado che non esiste».
Collomb evidenzia il «rischio arrivi di massa nei mesi a venire», causa accoglienza
della Ong. «Così finiranno sotto i ponti». L'uomo che aveva tolto a Macron innumerevoli castagne dal fuoco nel primo mandato (compreso l'affaire Benalla) è uscito dal silenzio. Rinnega la sua creatura. E lo mette in castigo.
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