Le lacrime trattenute. Poi scoppiate a dirotto nel parco di via Diaz, mentre il sole riusciva a mostrare quello che gli occhiali scuri, da duri, volevano celare.
Sono le lacrime di un alunno con difficoltà che ha appena saputo dalla sua insegnante di sostegno che da domani avrà un altro prof. Per colpa delle nuove nomine. Per colpa dei ricorsi. Per colpa della benedetta Buona Scuola di Renzi che sta provocando anche questo. Far piangere gli alunni disabili. E farli andare in tilt, perché questi cambiamenti sono deleteri. Perché questi ragazzi «diversi» dovranno abituarsi ad un nuovo metodo, ad una nuova persona, proprio loro, gli autistici, che hanno bisogno come l'aria di stabilità e figure di riferimento il più possibile fisse.
Siamo a Udine. Al liceo artistico Sello. Ma chissà quanti casi analoghi sono avvenuti e stanno avvenendo. «E ora come faccio?», ha chiesto davanti ad una tazza di thé, l'ultima, davanti ai distributori. Ricordando il legame che si era creato tra noi, le battute, le ironie, i film sui super-eroi, quello «sfigato» di Pascoli e la dannunziana Ermione che diventa verde come l'incredibile Hulk («me la ricorderò per sempre quella poesia grazie a te!»); il legame speciale si crea anche con la classe, perché quel «no» corale che ha risuonato nell'aula, al saluto finale, non si dimentica. Intanto, il ragazzo, che dovrà affrontare l'esame di maturità, non è riuscito a stare in classe; una collega l'ha accompagnato fuori. E quasi per l'incrocio del destino ci siamo trovati tutti e tre a piangere in quel parco dove mi ero fermata per accendere la sigaretta della rabbia, dando sfogo a quanto fino a poco prima ero riuscita a non mostrare davanti al mio alunno.
«Fa tutto schifo in Italia!», ha tuonato l'alunno. «Tutto schifo! Hai per caso un fazzoletto?». «Eccolo, tieni il pacchetto». «Allora non li uso, così tengo questo tuo ricordo, sai com'è...», dice... Per carità, non è colpa della scuola. Si sa. La scuola ha dovuto adeguarsi alle indicazioni del Provveditorato. Riconvocare, la parola d'ordine. Ma a fine quadrimestre è a dir poco una beffa. La Buona Scuola? Ma dove? Di ingiustizia parla il docente della scuola Leopoldo Pagnutti, italiano e storia: «È giusto che leggi e decreti vadano attuati e rispettati. Ma in alcuni casi, e questo è uno di quelli, l'osservanza della norma ci mette in una situazione sgradevole ed anche ingiusta: si evidenzia infatti che l'attenzione dell'istituzione scolastica non è centrata sull'allievo, ma su altri fattori e questo non mi sembra una buona cosa».
La Buona Scuola in realtà non sta tutelando i deboli, quelle fasce della popolazione che dovrebbero ricevere un trattamento speciale. Un'altra insegnante del Liceo, Anna Passerelli, tuona così: «È inaccettabile che una riforma si faccia sulla pelle delle persone. Non si può continuare a pensare di fare riforme, buone o cattive che siano, senza gestire le transizioni. Con riguardo almeno verso i cittadini più deboli.
A noi insegnanti vengono chiesti progettazioni individualizzate, didattiche mirate ed interventi speciali, mentre l'amministrazione non garantisce nemmeno la continuità di insegnamento e di relazione fra docente e studente, soprattutto nei casi in cui tale rapporto è fondante l'azione educativa».
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