"Ecco cosa fare al Csm per spezzare le correnti"

La proposta del senatore: "Il voto per una lista diversa impedirebbe il controllo dei consensi"

"Ecco cosa fare al Csm per spezzare le correnti"

Premessa: «Negli anni '70, quando entrai per la prima volta al Csm, le correnti non erano gruppi di potere ma occasioni di confronto e crescita. E i magistrati più capaci salivano in alto, ai posti di comando. Oggi, come emerge dalle intercettazioni del caso Palamara, non conta quello che hai fatto, ma quello che dovrai fare in funzione dell'accordo di spartizione raggiunto fra questo o quel gruppo. Ecco - spiega Giacomo Caliendo, magistrato di lungo corso, oggi senatore di Forza Italia - dobbiamo tornare a quel passato virtuoso».

Dottor Caliendo, la ministra Cartabia dovrebbe proporre un nuovo sistema di voto, che gli esperti hanno battezzato binominale, per l'elezione al Csm. Funzionerà?

«Con tutto il rispetto, credo di no. Con il binominale, io scommetto di indovinare prima del voto i nomi degli eletti, uno a uno. Purtroppo la presa delle correnti non viene toccata da questa ipotesi di riforma».

Ci sarebbe il sorteggio cosiddetto temperato, ma la Cartabia non sembra convinta da questa soluzione. Le obiezioni sono superabili?

«Forza Italia ha proposto il sorteggio ma c'è chi lo ritiene, anche nella versione temperata, incostituzionale e capisco che un ex presidente della Consulta non voglia correre questo rischio che obiettivamente c'è».

Quindi, che si fa?

«Io avrei pronta un'altra soluzione che a mio avviso spezza o affievolisce quel legame malato: il ritorno al voto di lista con una preferenza sola. E poi, dettaglio decisivo, un'altra preferenza obbligatoria, non volontaria, per il candidato di un'altra lista».

Il voto per l'avversario?

«Il voto per un candidato per cui comunque ho stima».

Un metodo tortuoso?

« Anzi, il sistema panachage é collaudato. Col mio ulteriore correttivo, l'obbligo della seconda preferenza, diventa difficile capire dove si fermeranno i consensi».

Ci potrebbero essere accordi trasversali sottobanco?

«Tutto può essere, ma mi pare meno facile. Poi, certo il problema della degenerazione del sistema non può essere risolto solo per via tecnica. Maggioritario o proporzionale, alla fine c'è sempre il modo di mettere lo zampino. Per cambiare davvero bisogna ritrovare gli ideali e i valori del passato».

Gli anni '70 sono stati un periodo di fortecontrapposizione ideologica, anche dentro la magistratura.

«Peró non c'era questa pervasività del sistema. Le correnti non erano grumi di interessi e gli uomini migliori arrivavano ai vertici degli apparati giudiziari».

La progressione in carriera era quella dell'anzianità senza demerito.

«Che però riduceva o quasi azzerava il margine di manovra dietro le quinte.

Con questo criterio io riuscii a portare all'ufficio istruzione di Palermo un giudice straordinario come Rocco Chinnici e in seguito nel 1980 Giovanni Falcone che arrivava direttamente dalla fallimentare e non aveva mai fatto un giorno di penale in vita sua. Ecco, dovremmo ritrovare le motivazioni di quell'epoca straordinaria».

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