Una proroga che non è una proroga ma che spegne le polemiche e soprattutto le speculazioni dei giornali. Alla fine sul superbonus, grazie soprattutto al compromesso proposto dal ministro Giancarlo Giorgetti al leader di Forza Italia Antonio Tajani prima del Consiglio dei ministri di giovedì 28, è stata individuata la formula che ha messo d'accordo tutte le forze di maggioranza sull'epilogo di un provvedimento costato finora allo Stato oltre 100 miliardi. Il nuovo decreto ad hoc sulle agevolazioni fiscali approvato dal Cdm non prolunga i termini per usufruire della misura, che dal 1 gennaio 2024 diminuirà dal 110 al 70 per cento. Né, per l'occasione, è stato sbloccato un nuovo stanziamento che avrebbe ingolfato il bilancio. In realtà il governo con questa norma anticipa le intenzioni che si concretizzeranno dal nuovo anno, e cioè la selettività dei bonus edilizi. E lo fa senza spendere un euro in più di quanto messo in bilancio. L'esecutivo ha scelto un approccio per gradi, senza introdurre ulteriori choc, anche in virtù di quelli che il titolare del Mef aveva definito soltanto pochi giorni fa «effetti radioattivi» impossibili da gestire da quando il governo Conte ha varato l'incentivo in piena pandemia senza considerare le distorsioni che avrebbe creato.
La prima novità è che chi ha usufruito delle detrazioni, ma entro il 31 dicembre non è riuscito a ultimare gli interventi, non sarà soggetto al recupero delle spese erogate in base allo stato di avanzamento dei lavori (Sal). Non solo: nel caso in cui non sia stato raggiunto il miglioramento di due classi energetiche, non andranno restituite le cessioni del credito o gli sconti in fattura ottenuti. Salvati dunque cantieri e imprese e scongiurati eventuali procedimenti legali o fiscali che incombevano facendo piombare nell'incertezza gli italiani. In arrivo anche per i meno abbienti un contributo, valido da gennaio fino a ottobre 2024, che coinvolgerà le famiglie con un reddito inferiore ai 15mila euro e coprirà i Sal a partire dal 60 per cento. Risorse, queste, che saranno attinte dal ministero dell'Economia e delle Finanze da fondi precedentemente stanziati e quindi già presenti nel bilancio.
La seconda parte del decreto è dedicata invece a barriere architettoniche e bonus sisma, con una serie di paletti che limitano il raggio di azione e una profonda revisione della disciplina sulla detrazione fiscale. Per quanto riguarda le prime, saranno esclusi dalla detrazione gli infissi: spariscono porte automatiche, tapparelle, persiane e saracinesche, ma restano ascensori, rampe, scale e piattaforme elevatrici.
Sarà possibile richiedere la cessione del credito per gli interventi nei condomini su parti comuni di edifici a destinazione abitativa e per le persone fisiche con Isee fino alla suddetta soglia di 15mila euro.
Stop poi alle demolizioni e alle ricostruzioni nelle zone sismiche laddove non sia stata presentata istanza per il titolo abilitativo prima dell'entrata in vigore del decreto legge. Infine, verifiche più scrupolose sullo stato degli edifici per garantire che l'agevolazione interessi strutture con evidenti danni.
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