Paure, ansie e preoccupazioni crescono a dismisura con il passare delle ore e con l'avvicinarsi a un appuntamento elettorale che risulta essere importantissimo. Nella giornata di domenica 20 e lunedì 21 settembre gli italiani saranno chiamati a esprimersi sul referendum e, alcuni, anche sulle Regionali e Amministrative. Non è tanto il via libera al taglio dei parlamentari a insidiare la stabilità del governo: ormai il Movimento 5 Stelle ha messo in conto l'ennesimo flop locale e perciò ha puntato tutto sul referendum. Ecco spiegato il motivo per cui i pentastellati, come riferiscono dal Nazareno, "si trincererebbero in Parlamento, certi di non tornarci, e si aggrapperebbero con le unghie e con i denti al governo".
Piuttosto a preoccupare è l'esito delle consultazioni territoriali, specialmente di alcune Regioni strategiche e di grande rilevanza. Non a caso il premier Giuseppe Conte ha già messo le mani avanti: "Ritengo che le Regionali non avranno incidenza sul governo". Effettivamente, almeno per il momento, non sono fortissimi i presupposti per una crisi: non solo perché l'avvocato è riuscito a ottenere oltre 200 miliardi di euro dall'Europa per il rilancio dell'Italia post-Coronavirus, ma anche perché nel 2022 si eleggerà il nuovo capo dello Stato e nessuno pare intenzionato ad assumersi la responsabilità di affidare al centrodestra la scelta del successore di Sergio Mattarella. Ma la crisi del Conte-bis non è assolutamente da escludere.
"Può crollare tutto"
Ciò che potrebbe innescare la caduta dei giallorossi ha un nome preciso: Toscana. Se la candidata leghista Susanna Ceccardi, data testa a testa con il candidato del centrosinistra Eugenio Giani, dovesse espugnare la Regione storicamente rossa potrebbe veramente venire giù tutto. Un'ipotesi lanciata non da un ultras sovranista, ma da un esponente del Partito democratico vicino a Nicola Zingaretti: "Se perdi la roccaforte rossa, amministrata da 50 anni dalla sinistra, può crollare tutto...". Una sorta di trincea, come il valore simbolico che ebbe l'Emilia-Romagna. Il risultato che davvero preoccupa è il 5-1, con la sola Campania ancora sinistra: "In questo caso, altro che rimpasto o tagliando di governo, rischierebbe di venire giù tutto".
Intanto Stefano Bonaccini si sfrega le mani: tra una resa dei conti interna e richieste di dimissioni potrebbe essere lui l'aspirante segretario più accreditato. E se veramente il Pd si dovesse spaccare ulteriomente una crisi non è da sottovalutare, considerata pure la scelta dei 5 Stelle di fare la guerra agli alleati ovunque tranne che in Liguria: "Con un presunto alleato che si fa nemico e ti fa perdere, sarebbe difficile continuare a governare...". Tuttavia va sottolineato che Matteo Renzi, rispondendo ai giornalisti a margine di un'iniziativa elettorale sulla possibilità di eventuali ripercussioni sull'esecutivo dopo il voto, è stato chiaro: "Per me no, non ne parlo. parlo di posti di lavoro, non di posti al governo".
Più realista è stata invece la posizione di Andrea Orlando, secondo cui è inevitabile subire delle ripercussioni a livello politico quando vanno al voto ben 7 Regioni: "Un modo per difendere e per rafforzare l'esperienza di questo governo è sicuramente votare i nostri candidati alle elezioni". Ma ha voluto precisare: ciò non significa che il governo cadrà per un eventuale esito negativo delle elezioni locali.
"Dico solo che dei riflessi ci sono sempre in politica e, per dire, un riflesso potrebbe essere una rafforzata coesione della maggioranza in caso di successo", ha concluso il vicesegretario del Pd intervenuto a Zapping su Rai Radio 1.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.