Il Nord-est trascina l'Italia nella classifica che fotografa la qualità di vita nelle città. L'Italia compie un piccolo passettino in avanti rispetto agli ultimi due anni: nel 2018 sono infatti 59 su 110 le province in cui la qualità della vita è risultata buona o accettabile, rispetto alle 56 del 2016 e del 2017. Merito di città come Bolzano e altri centri del Nord-est che guidano la classifica. L'indagine è stata realizzata da Italia Oggi in collaborazione con l'Università La Sapienza di Roma.
Bolzano è la provincia dove si vive meglio in Italia, seguita da Trento e Belluno. Confermato il podio del 2017. Milano resta la pecorella nera del Nord: il capoluogo lombardo, guidato dal sindaco Pd Beppe Sala, è al 55° posto. Male anche Torino: la città amministrata dal sindaco grillino Chiara Appendino è al 78° posto. L'indagine conferma la solidità delle posizioni di vertice ormai raggiunte dalle città del Nord-est.
Male anche Venezia. Stabili Napoli (in terzultima posizione) e Palermo (al 106 posto). Fanalino di coda Vibo Valentia. La provincia altoatesina, come era stato nel 2017, si conferma luogo del miglior vivere. La ricerca fotografa modelli virtuosi, criticità e cambiamenti in atto nelle provincie e nelle principali aree del Paese. Sono nove le «griglie» dell'analisi: affari e lavoro, ambiente, criminalità, disagio sociale e personale, popolazione, servizi finanziari e scolastici, sistema salute, tempo libero e tenore di vita.
Dall'indagine emerge una tendenza, che anno dopo anno si sta consolidando: la qualità della vita in Italia è caratteristica delle piccole e medie città del Nord-Est e, in misura minore, del centro. Basti pensare che nelle prime 35 posizioni della classifica solo Aosta esce da questa direttrice.
La città ideale ha mediamente 100 mila abitanti. È la conseguenza di un'ampia possibilità per sindaci e amministratori di risolvere i problemi e garantire servizi efficienti. Governare i grandi centri è molto più difficile a causa delle lentezze e della pesantezza dell'apparato burocratico e amministrativo. Nelle prime 40 posizioni, infatti, solo Verona e Padova hanno poco più di 200mila abitanti, mentre Brescia, Parma, Modena, Reggio Emilia, Bergamo, Trento, Forlì, Vicenza, Bolzano e Piacenza ne hanno più di 100mila, tutte le altre 28 città hanno un numero di abitanti inferiore. Questa tendenza è confermata dalle pessime posizioni di classifica delle città più grandi: Milano, Torino, Roma (85°) Palermo (106°) e Napoli al 108°.
La fascia centrale della classifica registra l'avanzata per alcune città che hanno recuperato rispetto all'anno scorso. Salvo una, Treviso, che è passata dalla sesta alla nona posizione. Al quarto posto Siena, che ha recuperato sette posizioni (era undicesima), seguita da Pordenone, che passa dalla nona alla quinta, e da Parma, che ha guadagnato una posizione rispetto al 2017 (era settima). Tendenzialmente, comunque, nei capoluoghi di regione la qualità della vita è aumentata, salvo che in sette città.
Maglia nera alla calabrese Vibo Valentia, in coda alla classifica in compagnia di Catania, Napoli, Siracusa e Palermo: cinque provincie ricche di bellezze architettoniche e naturali che tuttavia non riescono a fare il salto di qualità.
C'è un'altra tendenza che sembra emergere da qualche anno nella serie delle classifiche sulla qualità della vita, ed è quella della frammentazione della classica polarità Nord-Sud. Sono abbastanza evidenti i segnali di un Mezzogiorno che punta a emergere dalle tradizionali zone di insufficienza. Quest'anno Teramo e Matera sono sbucate nella prima metà della classifica.
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