Ecco i nomi dei foreign fighters che minacciano l'Italia

Sono quattro i foreign fighters di passaporto italiano. Uno di loro è il genovese Giuliano Delnevo, morto in Siria nel 2013. Ecco chi sono gli altri tre

Ecco i nomi dei foreign fighters che minacciano l'Italia

Sono quattro i foreign fighters di passaporto italiano. Uno di loro è il genovese Giuliano Delnevo, morto in Siria nel 2013. E gli altri tre di cui ha parlato il ministro dell'Interno Angelino Alfano durante l'informativa alla Camera chi sono? Dopo la strage di Parigi, il Viminale si prepara a mettere in campo controlli stretti non solo sui siti istituzionali, ambasciate e consolati dei Paesi più esposti, luoghi di culto e Vaticano, ma anche su sedi di giornali, tv e personalità pubbliche che potrebbero entrare nel mirino dei terroristi islamici. I nomi e i volti della jihad sono ben noti. Ma, almeno fino a oggi, nessuno li ha fatti.

Nell'informativa a Montecitorio Alfano ha riferito che il trentaduenne franco-algerino Cherif Kouachi, uno dei due fratelli ricercati per la strage di Parigi, "era noto anche alle forze di polizia italiane, in quanto implicato nelle filiere di estremisti islamici diretti in Iraq". Non è stato mai stato in Italia, ma faceva la spola dalla Francia allo Yemen come se nulla fosse. L’attacco a Charle Hebdo conferma l’estrema pericolosità del fenomeno dei foreign fighters. Un fenomeno che tocca da vicino anche l’Italia, sebbene in misura minore rispetto ad altri Paesi occidentali. "Sui circa 3mila combattenti stranieri censiti in Europa - ha detto Alfano - risultano 53 le persone finora coinvolte nei trasferimenti verso i luoghi di conflitto, che hanno avuto a che fare con l’Italia". Quattro hanno, appunto, nazionalità italiana. "La quasi totalità di queste persone - ha continuato il titolare del Viminale - è ancora attiva nei territori di guerra, mentre il resto è morta in combattimento o detenuta". Tra di loro Delnevo e un 22enne marocchino naturalizzato. Si tratterebbe, secondo il Fatto Quotidiano, di Donoue M. e attualmente si troverebbe in un altro Paese dell'Union europea. Ci sono, poi, Gianpiero F., un 35enne calabrese già partito per combattere, e Maria Giulia S., "cittadina italiana nata da famiglia italiana originaria di Torre del Greco", e partita per combattere tra le fila dell'Isis.

Nessuno dei quattro foreign fighters di cui ha parlato Alfano si troverebbero in Italia. Ma in certi casi il condizionale è d'obbligo. Secondo l'Huffington Post, Gianpiero F. sarebbe detenuto in un carcere a Baghdad dopo essere divenuto un miliziano dell'Isis giurando combattere "l'oppressione dell'Occidente fino all'estremo sacrificio". "Non abbiamo in questo preciso momento - ha ribadito il titolare del Viminale - segnali che indichino l’Italia o gli interessi italiani come esposti a specifiche ed attuali forme di rischio», ma è stato disposto «l’immediato rafforzamento dei dispositivi di protezione e vigilanza". Monitorate moschee e luoghi di culto islamici: sono state censite 514 associazioni e 396 luoghi di culto, tra cui le quattro moschee di Roma, Milano, Colle Val d’Elsa e Ravenna.

Ma, ha fatto notare lo stesso Alfano, "in molti casi il culto viene praticato in locali di fortuna e ciò può favorire zone di ombra nelle quali sono più difficili gli accertamenti". Non vengono poi trascurati i flussi di immigrazione, "possibile veicolo di infiltrazione dei movimenti terroristici". Tutto sapendo che le frontiere italiane sono un colabrodo.

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