Ecco il nuovo Toninelli che attacca la Nutella e non apre le scuole

Le sparate di Fioramonti, neo-ministro alla Istruzione. Ora vuole distruggere la Ferrero

Ecco il nuovo Toninelli che attacca la Nutella e non apre le scuole

È sprezzante del ridicolo, è il più originale dei ministri. Preparatevi: è più pericoloso di Luigi Di Maio alla Farnesina. Dopo l'uscita di scena di Danilo Toninelli, la storia e il governo ci offrono un nuovo eroe, il suo sostituto: il ministro dell'Istruzione, Lorenzo Fioramonti. Non era stato ancora nominato e aveva già rilasciato un'intervista al Corriere della sera che era una minaccia, ma anche una speranza: «Se entro Natale non si trova un miliardo per l'università sono pronto a dimettermi». Nella stessa intervista arricchiva il dibattito con l'idea più sconclusionata di sempre, la tassa sulle merendine, perché «così finanzio la scuola e stili di vita sani».

Assecondato da Giuseppe Conte, non solo Fioramonti non ha ritrattato ma, ieri, alla Stampa, ha rilanciato: «Il business delle merendine fattura miliardi. Non è un caso che l'uomo più ricco del Paese sia un produttore di merendine». Faceva riferimento a Giovanni Ferrero e alla sua impresa che premia i dipendenti, esporta l'Italia nel mondo e la consola con il suo cioccolato. In breve, dopo le merendine, vuole toglierci anche la Nutella. Si pensava dunque che fosse tutto e invece era ancora poco. Da ministro ha proseguito annunciando il primo Fioramonti Act, la legge che ogni studente ha sempre sognato di notte: «Ho dato mandato di redigere una circolare che inviti le scuole a considerare giustificate le assenze occorse per la mobilitazione mondiale per il clima». L'appuntamento è fissato per venerdì 27 e per la prima volta scendere in piazza sarà premiato mentre entrare a scuola sarà punito. Ebbene, un giorno bisognerà capire chi ha scoperto questo docente di Economia dell'università di Pretoria in Sudafrica, ma per due anni anche assistente parlamentare di Antonio Di Pietro. Insomma, che c'azzecca Fioramonti con la nostra scuola e, soprattutto, come gli rimane il tempo per parlare di qualsiasi cosa tranne che di quella? Per Marcello Pacifico, presidente del più tosto sindacato degli insegnanti, l'Anief, questo è l'anno dell'emergenza, della più grande «supplentite» mai registrata. «Mancano 60mila docenti di sostegno e abbiamo superato il record di supplenti del 2011 che era di 105mila. Quest'anno saranno 240mila». Nessuno lo dice, ma mentre il ministro interviene, in ogni scuola c'è un preside che si supera. A Roma, all'istituto Villaggio Prenestino, gli insegnanti erano così pochi che chi la dirige, suo malgrado, ha dovuto tirare fuori una soluzione alla Fioramonti: gli insegnanti mancano? Studenti, uscite prima. All'ingresso della scuola materna Santa Maria Goretti, ancora a Roma, ad attendere i bambini, nel loro primo giorno, non c'era un «nuovo umanesimo» ma la solita putrescente immondizia. E che ne pensa Fioramonti di Ustica? Al momento, mancano cinque bidelli, tre assistenti amministrativi. Gli studenti sono 115 e tutti pronti a protestare, ma per riaprire la scuola che, nella piccola isola, è come salvare il pianeta (per loro giustifica ed encomio nostro).

A Bagnoli, all'istituto Madonna Assunta, siamo all'abc: non ci sono banchi e sedie. Anche qui, la preside Rosa Cassese ha lavorato di fantasia: turnazione. A Cesena, l'edificio della scuola Munari sarà inagibile per tutto l'anno. Gli alunni saranno divisi in altre scuole della città. Più preoccupante è quanto accaduto a Bologna. Un padre marocchino ha ritirato suo figlio perché la classe materna era tutta composta da bambini stranieri e giustamente ha denunciato: «Non è cosi che si fa integrazione. E lo dice un marocchino». E forse non è così che si fa il ministro.

Avevamo sorriso quando, da sottosegretario all'Istruzione dello scorso governo, Fioramonti aveva chiamato al ministero la Iena disoccupata Dino Giarrusso e, ancora, quando scambiava propensità per propensione e inveiva contro l'Eni che definiva «Ente nazionale idrocarburi» in realtà chiuso

ventisette anni fa. È chiaro che lo avevamo sottovalutato. La sua ultimissima? Sulla facciata del Miur ha fatto appendere lo slogan «Istruzione, non estinzione». Se continua così, metterà gli studenti al posto dei professori.

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