Roma Ci sono le inchieste e prima o poi presumibilmente arriveranno i primi indagati. Ma intanto per il sisma di Amatrice, Accumoli e Arquata del Tronto una testa da far rotolare già c'è. È quella di Bernardo De Bernardinis, l'ex vicecapo della Protezione Civile, oggi presidente dell'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra), organo ministeriale.
Ma bisogna tornare alla devastante scossa dell'Aquila che provocò 309 morti per capire chi è questo esperto di terremoti scelto oggi come capro espiatorio, come in un certo senso accadde anche nel 2009, quando era il numero due di Guido Bertolaso. Perché De Bernardinis fu l'unico membro della Commissione Grandi Rischi, che si riunì all'Aquila una settimana prima del sisma, ad essere poi condannato, in un processo quantomeno controverso, per aver rassicurato gli abitanti del capoluogo abruzzese, preoccupati per lo sciame sismico che fece tremare le case già alcuni giorni prima della strage del 6 aprile, inducendoli a sottovalutare il pericolo. E ora che il consulente fa parte del Comitato nazionale operativo della Protezione civile all'opera nelle zone terremotate, è partita la polemica. Hanno cominciato alcuni giornali, a seguire la politica. L'Espresso ha pubblicato un durissimo articolo sulla presenza, ritenuta evidentemente inopportuna, di un «pregiudicato» al fianco dell'attuale capo del Dipartimento, Fabrizio Curcio. E da esponenti della sinistra dell'Aquila arrivano richieste di dimissioni. «Sapere dell'inquietante presenza di De Bernardinis nel Comitato nazionale operativo della Protezione civile è un'indecente vergogna che il governo deve cancellare immediatamente», scrivono dalla sezione aquilana di Possibile, movimento che fa capo a Pippo Civati.
La presenza dell'ex vice di Bertolaso nell'organismo del ministero dell'Ambiente viene considerata l'ennesima ferita. Anche se la condanna ricevuta, due anni per omicidio colposo e lesioni, non essendo un reato contro la pubblica amministrazione non comporta l'interdizione dai pubblici uffici. Motivo per cui il governo Renzi nel 2014 gli confermò l'incarico all'Ispra che gli era stato assegnato da Berlusconi ed aveva mantenuto sotto l'esecutivo Letta. Della sua condanna si è molto discusso. In primo grado gli erano stati inflitti sei anni di reclusione e con lui ritenuti colpevoli i sei esperti della Commissione per le rassicurazioni alla popolazione che avevano indotto gli aquilani a minimizzare i rischio sismico. In Appello e in Cassazione furono tutti assolti, tranne De Bernardinis. All'ex vice capo della Protezione civile venne riconosciuta una colpa generica, per «negligenza» e «imprudenza», a causa di un'intervista a una tv locale, rilasciata prima della riunione della Commissione grandi rischi, in cui tranquillizzava la popolazione spiegando che uno sciame sismico come quello che da mesi stava interessando l'Aquila era caratterizzato da un'alta frequenza ma una scarsa ampiezza.
Inutile il tentativo della difesa di convincere i giudici durante i tre gradi di giudizio che quell'intervista era stata ripresa in modo parziale dagli altri organi di informazione e riportata con toni più rassicuranti di quelli effettivi.
De Bernardinis non scampò a una condanna che fece comunque discutere. E toccò solo a lui portare il peso della riprovazione, soprattutto morale, per quella vicenda che ha segnato la sua carriera. E che credeva un capitolo chiuso.
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