Ecco come sarà l'impegno militare dell'Italia in Ucraina

L'Italia, pur non entrando direttamente in guerra, aiuta militarmente l'Ucraina con l'invio di armi di difesa e rinforza le truppe Nato nei Paesi dell'Est

Ecco come sarà l'impegno militare dell'Italia in Ucraina

“L’Italia non si volta dall’altra parte”. Il premier Mario Draghi, parlando alle Camere prima del voto sulla risoluzione di maggioranza sull’Ucraina, ha condannato duramente l’invasione russa voluta da Putin.

“È sicuramente la prima volta che a un ente statuario viene data una fornitura di armi che non prevede un numero preciso, ma un rilascio di armi fin quando sarà necessario”, spiega ilGiornale.it il sottosegretario alla Difesa, Giorgio Mulè ricordando che già nel 2014 l’Italia diede delle armi ai peshmerga curdi che combattevano contro lo Stato islamico e, in precedenza, aiutò il Kossovo. “È sicuramente la prima volta che a un ente statuario viene data una fornitura di armi che non prevede un numero preciso, ma un rilascio di armi fin quando sarà necessario”, ha aggiunto Mulè. Al momento, inoltre, è previsto l’invio di truppe, circa 1500 soldati, nell’ambito della missione Nato. In Lettonia e Romania è già presente un nutrito contingente italiano, ma l’intenzione è quella di rimpinguare le forze del Patto Atlantico nei Paesi limitrofi all’Ucraina.

Secondo l’ex sottosegretario alla Difesa, Guido Crosetto, oggi presidente dell’AIAD (Federazione Aziende Italiane per l'Aerospazio, la Difesa e la Sicurezza) quello scelto dall’Italia e dall’Ue era l’unico modo, insieme alle sanzioni economiche, di aiutare l’Ucraina evitando un ingresso nel conflitto. Si tratta di un invio di armi difensive italiane “in un punto dove l’Ue ha deciso di far pervenire tutti i contributi europei in Polonia”. In pratica, nessuna nazione europea consegnerà armi direttamente all’Ucraina, ma saranno gli ucraini a prenderle in un punto di ritiro polacco. Il grillino Luca Frusone, membro della Commissione difesa della Camera, spiega che nei decreti sono previsti un aumento della forza rapida di reazione che andrà nei Paesi Nato limitrofi in funzione di deterrenza e un aumento degli aiuti umanitari. Per quanto riguarda gli armamenti, invece, si tratta di “dispositivi non letali come elmetti e giubbini antiproiettile mentre per altri dispositivi offensivi ancora si deve delineare una lista”. E aggiunge: “Ovviamente non saranno sistemi complessi, al massimo sistemi individuali come stanno facendo tutti gli altri stati”.

Crosetto, dal canto suo, si mostra molto preoccupato per il possibile evolversi degli eventi: “Ormai – ci dice - è chiaro che l’unico modo che ha l’Ucraina di resistere è la guerriglia urbana che, come ci insegna ciò che è successo in Siria, porta alla distruzione totale delle città e ha un peso durissimo anche per le popolazioni civili”. Il forzista Ugo Cappellacci, segretario della commissione Esteri alla Camera, non ha dubbi: “Oggi va assicurato all’Ucraina di difendersi”, ma ammette le mancanze dell’Europa nella costruzione di una difesa comune anche perché, al momento, c'è un'eccessiva sproporzione tra le truppe dei vari Paesi europei rispetto all'intero esercito russo.

Sullo sfondo resta sempre il timore che il conflitto possa allargarsi: “Lo scenario di tipo bellico presuppone di essere pronti a fronteggiare qualsiasi tipo di minaccia. Io non voglio pensare che l’Italia possa finire nel mirino di una potenza straniera”, dice Mulè.

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