Eccolo qui. Se ne è parlato a più non posso. Ne sono stati riportati alcuni spezzoni. Il ministero della Salute continua a ritenerlo il "piano segreto" di cui Andrea Urbani, direttore generale della Programmazione, parlò in una intervista di aprile. A un giorno dall'udienza al tar che (forse) farà un po' di chiarezza lì dove i vertici dello Stato stanno regalando un bel po' di nebbia, pubblichiamo integralmente lo studio realizzato da Stefano Merler, ricercatore della Fondazione Bruno Kessler. È l'analisi da cui è partito tutto, o quasi. I calcoli che avevano predetto quel che poi è realmente accaduto: l'Italia investita dal coronavirus e migliaia di infetti lungo tutta la penisola.
Il mistero Piano segreto
Piccolo, breve riassunto (leggi qui la ricostruzione completa). Secondo quanto scoperto dal Giornale.it e rivelato nel Libro nero del coronavirus (clicca qui), il 12 febbraio Merler presenta il suo studio al Comitato tecnico scientifico. In quella sede il Cts dà mandato ad un gruppo di lavoro interno (una decina di persone, tra cui Urbani del ministero della Salute con i suoi collaboratori) per elaborare entro una settimana "una prima ipotesi di Piano operativo di preparazione e risposta a diversi scenari di possibile sviluppo di un'epidemia da 2019-nCov". Il "Piano" viene redatto, presentato in bozza a Speranza, approvato dal Cts e tenuto riservato su richiesta degli esperti. Nessuno ne sa nulla fino ad aprile, quando Urbani incautamente smentisce "vuoti decisionali" e rivela l'esistenza di un "piano secretato" applicato nella prima fase dell'epidemia. Da quel momento in poi è tutto un gioco delle tre carte. A chi richiede la visione di quel documento, il ministero risponde picche: dice di non averlo, lo derubrica a banale "studio", lo confonde con l'analisi di Merler. Come rivelato da una fonte qualificata al Giornale.it, però, lo studio di Merler e il "piano secretato" sono due atti ben distinti (leggi qui).
Bene. Visto che per ora il "piano segreto" tale rimane, bisognerà accontentarsi di leggere con attenzione quanto prodotto da Merler. Nella memoria difensiva di fronte al Tar, infatti, il ministero della Salute ha depositato il file dal titolo "Scenari di diffusione di 2019-nCov in Italia e impatto sul servizio sanitario, in caso il virus non possa essere contenuto localmente". Si tratta di 20 slide con qualche grafico e i calcoli che oggi sembrano scontati, ma che allora allarmarono i decisori politici convinti forse che sarebbe "andato tutto bene" grazie al fatto che l'Italia era "prontissima" (s'è visto).
I dati cinesi e il rischio Italia
I dati riportati nel documento si basano sulle poche informazioni provenienti dalla Cina all'11 febbraio. In quel momento erano stati confermati 43mila casi di Covid, di cui solo 395 fuori dai confini cinesi. Di questi, 84 erano già da considerarsi di trasmissione locale: non solo a Singapore, ma anche in Corea e in Germania. Si registra infatti a Monaco, come ricostruito nel Libro nero del coronavirus, il primo focolaio europeo. Per Merler, comunque, in quel momento il "numero di riproduzione di base", l'ormai famoso R0, era da stimare tra l'1,5 e il 3. Con circa 6-8 giorni di intervallo seriale tra l'emergere dei sintomi in un caso indici e i sintomi nei casi secondari da lui infettati.
Nello studio, Merler si chiede: il contenimento del virus è possibile? Quel giorno, di fronte agli esperti del Cts, lo studioso scrive che "non è possibile valutare quale possa essere il livello di trasmissibilità fuori dalla Cina". Certo pensa che possa arrivare in Italia, e anche con numeri non indifferenti, ma ritiene che "è plausibile pensare che anche 2019-nCov possa essere contenuto localmente isolando i casi, identificando e monitorando i contatti dei casi e considerando anche la quarantena dei contatti". Così non sarà, come noto. l'Italia verrà investita e sia nella prima che nella seconda ondata bloccare i focolai risulterà praticamente impossibile. Poco precise risulteranno anche le previsioni sulla trasmissibilità da parte degli asintomatici: a quel tempo non vi erano ancora studi, tanto che la "certezza" arriverà solo molte settimane dopo e grazie allo studio condotto su Vo' euganeo. E infatti scrive Merler: "Il contenimento di 2019-nCov dipenderà molto dall'esistenza o meno di una rilevante trasmissione da parte di individui asintomatici o in fase pre-sintomatica". Oggi sappiamo che gli asintomatici trasmettono l'infezione. E infatti non siamo riusciti a contenere il virus.
I tre scenari
Con tutti i limiti del caso, Merler comunque ha ipotizzato per l'Italia tre scenari: lo scenario 1, in cui è "possibile contenere localmente eventuali focolai" grazie all'isolamento e alla quarantena dei contatti dei casi; lo scenario 2, in cui non si riesce a fermare le infezioni del tutto ma almeno "si riesce a limitare del 33% il numero di riproduzione" evitando così "una infezione su tre" rispetto a un'epidemia non controllata; lo scenario 3, infine, nel caso in cui non sia "possibile del contenere del tutti i focolai" ma si riesce a limitare almeno "del 50% il numero di riproduzione", evitando così una infezione su 2. Una volta realizzate le stime, la Fondazione Kessler ha poi rifatto i calcoli assumendo "che i bambini ed i giovani siano meno suscettibili all'infezione", come appariva dalle prime ricerche cinesi, immaginando una suscettibilità del 6% e l'impossibilità che finiscano in terapia intensiva. Si trattava comunque di scenari che lui stesso definisce "di caso peggiore", visto che molti aspetti non inclusi nel modello avrebbero dovuto "rallentare" il virus.
Per realizzare il lavoro matematico, le stime di partenza prevedevano: a) un tempo di generazione di 6,6 giorni; b) una percentuale di casi confermati in Cina del 2,9%; c) la probabilità per i casi confermati di sviluppare sintomi severi da ricovero del 18,75%; d) possibilità del 5% di sviluppare sintomi tali da richiedere la terapia intensiva; e) la stima di 20 giorni di degenza media attaccati a un respiratore; f) suscettibilità bambini del 6%. g) esclusione dai calcoli del possibile rallentamento dell'epidemia nei mesi estivi. Cosa ne venne fuori?
Nello scenario 3, il meno tragico, con un R0 a 1,3, l'ipotesi era di oltre 1 milione di casi, oltre 200mila casi severi, più di 50mila ricoveri in terapia intensiva e una massima occupazione dei letti in rianimazione a 20mila (riportiamo dati senza considerare i range di errore, ndr). Predizione tragica, ma non così atroce. Ben diverso lo scenario 2, con l'R0 a 1,7. In questo caso Merler calcolava 2 milioni di casi confermati, 400mila malati severi, 100mila ricoveri in rianimazione e un picco di massima occupazione delle terapie intensive di oltre 40mila letti contemporaneamente. Le tempistiche però agli esperti dovevano essere apparse tutto sommato confortanti: Merler prevedeva infatti 180 giorni per raggiungere il picco e 120 giorni per arrivare a notificare i prime mille casi. In realtà il Belpaese ci arriverà molto prima: l'R0, che Merler nella peggiore delle ipotesi ("scenario senza controllo") assumeva a 2.6 "come in Cina a inizio epidemia", qui da noi supererà in alcune regioni anche la soglia del 3.
Nelle slide successive, però, lo studioso aveva avvertito i naviganti: R0 può variare "a seconda del Paese dove lo si misura", e tutto dipende dalla "diversa struttura socio-demografica e comportamentale delle diverse popolazioni". Come a dire: non è che se in Cina arriva a 2,6 allora in Europa sarà lo stesso. E infatti così è andata. Inoltre quel valore cinese era stato stimato "in una condizione particolare", cioè con le scuole chiuse per il Capodanno cinese e poi su decisione del governo. "Non è quindi garantito - si legge - che il livello di trasmissibilità (senza interventi) sia lo stesso in altri contesti dove le scuole sono aperte". Lo stesso dicasi per i casi gravi: la probabilità del 18,75% di sviluppare sintomi severi "potrebbe non essere del tutto corretta per l'Italia", visto che dipende dalla presenza dei "fattori di rischio" nella popolazione (l'Italia è più anziana...).
Le stime sui casi importati
Merita attenzione anche il "caveat" sui casi importati. Le stime di Merler si basavano sul presupposto che tutto nascesse da un unico caso iniziale: arriva un cinese positivo e da lì nasce la catena di trasmissione. Non è però così facile. In caso di "più importazioni", tuttavia, per lo studioso non ci sarebbero state "rilevanti variazioni in termini di numero totale dei casi" e ricoveri in rianimazione. L'unica variabile poteva essere quella di un taglio "anche in maniera rilevante" dei "tempi di diffusione epidemica". I grafici (guarda) mostrano le ipotesi di provenienza dei casi importanti, la loro destinazione nelle città italiane e pure i tempi di approdo del Covid in Italia.
Molte delle previsioni di Merler si sono rivelate corrette.
Il Cts, sappiamo, le ha usate per realizzare uno studio più approfondito chiamato appunto "Piano operativo". È dunque un bene aver potuto leggere questo studio. Ora sarebbe bello poter avere tra le mani anche il famoso "piano secretato" citato da Urbani.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.