Dopo il Super Tuesday, sembra fatta per Trump: è ormai scontato che sarà lui il candidato repubblicano che sfiderà Joe Biden alle presidenziali di novembre. Un copione che, del resto, sembrava già scritto: sin dall'inizio delle primarie la sfidante Nikki Haley si era rivelata troppo debole per poter competere. Si profila dunque all'orizzonte un nuovo scontro tra Biden e Trump, riedizione (anche se a parti inverse) di quello a cui abbiamo assistito nel 2020. Tuttavia, è ancora troppo presto per prevedere come finirà: le variabili in gioco sono molte e il grado di incertezza è almeno ad oggi estremamente elevato.
Da una parte, ci sono sicuramente dei fattori che sembrano avvantaggiare The Donald. Secondo un recente sondaggio condotto da Fox News, il 72% degli americani intervistati sono scontenti di come stiano andando le cose nel loro Paese, sia a livello economico sia per quanto riguarda l'immigrazione e la percezione di un aumentato livello di insicurezza. La scarsa «brillantezza» dimostrata da Biden in occasione delle ultime uscite espone poi facilmente il presidente in carica a critiche e dubbi per la sua età e il suo stato di salute psicofisica. Infine, in un contesto altamente polarizzato come è quello statunitense di oggi, in cui gli elettori (soprattutto quelli conservatori) sono su posizioni sempre più radicali e antiglobaliste, la retorica di Trump sembra trovare terreno fertile.
Attenzione però a ritenere che per il tycoon sia tutto facile. Innanzitutto, Biden e il suo entourage potrebbero avere gioco facile nel dimostrare che, contrariamente a quanto dica Trump, l'economia Usa sta andando in realtà a gonfie vele. Il Pil cresce al ritmo più veloce dell'intero Occidente (nel 2023 l'economia si è espansa del 2,5%, più del doppio della stagnante Europa), l'inflazione è scesa al 3% (anche se manca ancora un po' prima che possa convergere verso il target del 2%), il mercato del lavoro è in ottima salute con la disoccupazione stabile ai minimi storici (tra il 3,7-3,8%). Non va poi sottovalutata la possibilità che una frangia «dissidente» del partito Repubblicano tenti di fare uno sgambetto a Trump: a questo proposito, occorrerà fare attenzione a cosa deciderà di fare la Haley nelle prossime settimane. Una sua eventuale candidatura come indipendente potrebbe drenare voti al campo repubblicano (il 18% degli elettori sarebbe infatti pronto a sostenere un candidato alternativo), ma non a quello democratico sul quale invece peserebbe di più un astensionismo di ampie proporzioni.
Dunque, cosa ci possiamo attendere? Nonostante la polarizzazione dell'elettorato, a fare la differenza potrebbero essere proprio gli indecisi. Sempre il secondo sondaggio di Fox News, 6 elettori su 10 hanno un'opinione negativa sia di Biden sia di Trump, rendendo dunque potenzialmente molto ampio il campo degli incerti e/o astensionisti. Questo elettorato potenzialmente più moderato potrebbe essere incline a ritenere Biden un «male minore»; peraltro, quest'ultima opzione potrebbe essere galvanizzata da un ticket con Michelle Obama come candidata vice. Da qualunque prospettiva la si guardi, si tratta comunque di uno scenario complesso che tende sempre più a evocare quanto sta succedendo anche in Italia.
Anche nel nostro Paese l'elettorato sembra diventare più polarizzato, con una porzione di elettori moderati che si fa più ampia senza trovare un punto di riferimento soddisfacente. Eppure, da noi come negli Usa, appare sempre più evidente come le elezioni si possano vincere convergendo al centro, cercando di riportare al voto fasce di popolazione deluse e disaffezionate alla politica.
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