Nemmeno stavolta l'hanno vista arrivare. Nel senso che l'agognato «effetto Schlein» non è niente di più che un'illusione ottica. Lei, Elly Schlein, si presenta in conferenza stampa e parla di un Pd «in ottima salute». «Noi avanziamo e la destra frena», dice la segretaria commentando i risultati delle elezioni comunali. «Siamo molto soddisfatti», spiega Schlein al Nazareno. Eppure basta dare uno sguardo ai numeri per smentire l'esistenza di una spinta propulsiva. Tuttavia la segretaria può stare relativamente tranquilla dal punto di vista della sfida tra i progressisti, dato che Giuseppe Conte si è attestato intorno al 2% a Brescia, Imperia, Siena, Treviso, Vicenza, Massa e Teramo. I grillini vanno meno peggio solo a Terni, con il 6,5% e a Brindisi dove raccolgono il 5%.
Ma torniamo al Pd e partiamo da Brescia. La città lombarda, per politici e commentatori di sinistra, è già diventata il simbolo del riscatto del nuovo Pd. Le percentuali raccontano una storia diversa. Il centrosinistra conferma il risultato del 2018. Cinque anni fa Emilio Del Bono vinse con il 53,8%. Oggi Laura Castelletti prevale con il 54,8%. A dispetto dei toni trionfalistici, il Pd fa peggio rispetto all'altra volta. Quando la lista dei dem conquistò il 34,6%. Una bella differenza con l'ultima performance: 26,6%. E non regge la scusa del travaso di voti con le liste civiche progressiste. Erano cinque le civiche nel 2018, una in più della tornata di domenica e lunedì. Nonostante l'immobilismo, la segretaria festeggia: «Ci rialziamo con slancio». Intanto non si placano le tensioni interne. Per la seconda volta il Pd ha rinviato le assemblee che dovevano rinnovare gli uffici di presidenza dei gruppi di Camera e Senato. Fino a ieri sembrava fatta per Piero De Luca e Simona Bonafè vicecapogruppo a Montecitorio e per il franceschiniano Franco Mirabelli a Palazzo Madama. Ma all'ultimo è saltato l'accordo e sono stati riconvocati i gruppi per stamattina.
Per quanto riguarda le amministrative, a Pisa si andrà al ballottaggio. Con il Pd che nel voto di lista non fa progressi: 23,6% nel 2018, 23,5% nel 2023. Non solo: nella città toscana - dove Schlein ha chiuso la campagna elettorale - c'è stato un 8,5% di voti passati dal centrosinistra al centrodestra rispetto alle elezioni politiche. Ad Ancona la candidata del centrosinistra Ida Simonella ha perso quasi sette punti percentuali rispetto all'uscente Valeria Mancinelli: 41,2% contro 47,9%. Mentre il Pd è passato dal 30,3% al 21,3%. Il Pd recupera sei punti a Sondrio, mentre rosicchia qualcosa solo a Siena, Terni e Imperia. Per il resto osserviamo pareggi e discese, come a Vicenza, dove il candidato di centrosinistra Giacomo Possamai è avanti in vista del ballottaggio, ma la lista dem perde nove punti rispetto al 2018.
La retorica dell'effetto Schlein non regge alla prova dei numeri. Ma ciò non impedisce alla segretaria di essere vagamente sprezzante con il M5s, che nei comuni ha raccolto briciole. Alla domanda precisa sulla possibilità di organizzare iniziative con Conte in vista dei ballottaggi, Schlein risponde senza nominare l'ex premier: «C'è la nostra disponibilità a incrociarci con i leader delle altre forze». Il M5s, tradizionalmente debole sui territori, stavolta sprofonda.
Uno dei record negativi è a Brescia, dove la lista del Movimento si ferma all'1,4%. E dopo il ko, gli eletti «sono allarmanti». Potrebbe essere il segnale di un Conte già nel mirino, anche perché si fanno notare le sberle prese anche dove l'ex premier è passato.
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