«Concedere un'autorizzazione d'emergenza ora al vaccino Sputnik V è come la roulette russa». Un giudizio durissimo sull'antidoto e allo stesso tempo un avviso per tutti i paesi che non intendono aspettare il via libera della Ue. A lanciare l'allarme la presidente del Cda dell'Agenzia europea per i medicinali (Ema), Christa Wirthumer-Hoche che esorta i 27 a non fare corse in avanti incoraggiandoli ad attendere l'esito della revisione dell'Agenzia europea che è in corso. Ma l'Ungheria ad esempio lo ha già approvato e su quella strada si sta incamminando anche l'Austria. E anche la Germania sarebbe favorevole con la garanzia che sono rispettati gli standard di sicurezza. Ma per ora, sottolineano dall'Ema, i dati non ci sono.
«Abbiamo bisogno di documenti che possiamo rivedere. Inoltre, al momento non disponiamo di dati sulle persone vaccinate, sono sconosciuti. Ecco perché consiglierei di non concedere un'autorizzazione nazionale di emergenza - insiste Wirthumer-Hoche -. Potremo avere lo Sputnik V sul mercato in futuro quando i dati appropriati saranno stati esaminati. La revisione è iniziata. Quando tutto sarà provato, sarà autorizzato anche in Ue».
Ma in Italia c'è già chi pensa a produrre lo Sputnik V.
La Camera di Commercio italo-russa presieduta da Vincenzo Trani, annuncia che l'amministratore delegato Kirill Dmitriev del Russian Direct Investment Fund (Rdif) ha confermato di aver raggiunto un accordo con l'azienda Adienne Pharma&Biotech per la produzione dello Sputnik V in Italia, siglando il primo contratto europeo per la produzione locale del vaccino. Obiettivo: produrre 10 milioni di dosi entro fine anno.
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