Emiliano batte pure Dibba. "Avevo paura di perdere"

L'ex pm imbarca ex di tutti gli schieramenti e prende i voti dei 5s. Salvini perde dieci punti

Emiliano batte pure Dibba. "Avevo paura di perdere"

Forse non è un caso che la sfida più incerta di tutte, l'unica a spiazzare davvero i sondaggisti, si sia giocata nella regione più lontana da Roma.

Fino all'ultimo, fino agli exit poll, Michele Emiliano e Raffaele Fitto erano dati appaiati in un equilibrio perfetto, millimetrico, tra il 36 e il 40 per cento. Ci sono voluti i dati veri, elaborati in forma di proiezioni, per materializzare la realtà: il governatore uscente, anche in Puglia come in tutte le altre regioni in cui si è ricandidato in questa tornata, ha vinto per distacco: 46 a 37,4 stando alle proiezioni che lasciano un margine di incertezza sui numeri finali ma non sul risultato.

«Ho avuto paura di perdere», ammette a sera lo stesso Emiliano fendendo la folla dei curiosi e dei cronisti. E c'è da credergli: nelle ultime settimane il pm-governatore ha messo in campo di tutto. Nelle ultime ore utili il suo staff si è giocato a forza di telefonate e messaggi sui social la carta-Travaglio: il voto disgiunto. «Vota il consigliere che ti piace -recitava un santino social- che sia di destra o 5 Stelle non importa, la cosa fondamentale è che il voto per il presidente sia per Michele Emiliano».

La paura dell'onda nera, la carta giocata dal Pd nelle roccaforti del centro Italia dove ancora si abbocca al pericolo fascista, qui non è mai servita. Anzi. Emiliano in teoria ha corso da solo contro tutti, sostenuto solo dal Pd e avendo contro gli altri partiti della coalizione di governo. Nella realtà la sua collezione di liste personali era la più trasversale di tutte, inzeppata di ex di tutti i schieramenti, inclusa la nuora di una big del centrodestra, Adriana Poli Bortone, che ha deciso di non schierarsi. Emiliano ha incassato perfino l'appoggio di Pippi Mellone, sindaco di Nardò reduce da una militanza in Casapound mai disconosciuta.

Emiliano, forte di questi appoggi, ha giocato la più classica delle campagne elettorali da Meridione: pochi princìpi (è passato da No-Tap a pro-Tap) e tante clientele, fino all'apice raggiunto a una settimana dall'apertura delle urne con lo show delle 220 assunzioni firmate una a una di suo pugno sul palco di un teatro. Scene che avrebbero dovuto generare raccapriccio tra gli onesti a Cinque stelle, i competenti del Pd e i moralisti alla Travaglio, che invece ha glissato e invocato di «votare disgiunto e turarsi il naso», scegliendo la lista M5s e il governatore «utile» Emiliano a dispetto della grillina Antonella Laricchia. Un invito che ha creato un caso in extremis, uno scontro furioso tra Travaglio e Alessandro Di Battista, il pasdaran grillino calato ad appoggiare la candidata M5s che non aveva voluto piegarsi ai diktat dei vertici pentastellati. Sembra però che non sia stato il voto disgiunto a premiare Emiliano. «Fino all'ultimo -spiega il commissario di Forza Italia in Puglia Mauro d'Attis- i sondaggi dicevano che con il 43% si vinceva. E invece i grillini non hanno votato disgiunto: hanno semplicemente votato per Emiliano e sono rientrati nell'alveo della sinistra istituzionale».

Dunque, tra i pochi dati pugliesi che rimbalzano sullo scenario nazionale, l'effetto Dibba pare ormai scarico: il suo appoggio alla candidata Laricchia non le ha evitato di prendere 6-7 punti in meno di quanto le attribuivano nei sondaggi. Non è un bel segnale per le chance dei 5 Stelle di recuperare il profilo anti casta che li ha fatti esplodere. Ma è un'ottima notizia per Luigi Di Maio e l'ala governista: i duri e puri del partito si sono rivelati non decisivi nell'unica sfida in cui avrebbero potuto pesare. Altrettanto ininfluente è risultato il tentativo di disturbo renziano con Ivan Scalfarotto, fermo al 2 per cento.

L'altro elemento di prospettiva nazionale riguarda il centrodestra.

Fratelli d'Italia in Puglia è il primo partito della coalizione, specie se somma i propri consensi a quelli della lista personale di Fitto. Forza Italia mantiene i suoi consensi. A crollare sono invece i voti della Lega che con Salvini qui era arrivata al 25%. E ora, nonostante lui, ha perso almeno 15 punti.

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