"Se mi ritrovo a vivere come una zucchina, lasciatemi andare"

A poche ore dalla morte di Federico Carboni, la leader del radicalismo liberale italiano rilancia sul fine vita, ammonendo la politica affinché possa rimuovere ogni ostacolo burocratico: "Basta con le categorie"

"Se mi ritrovo a vivere come una zucchina, lasciatemi andare"

Il giorno dopo la morte di Federico Carboni, "Mario", il primo caso di suicidio assistito d'Italia, Emma Bonino è un fiume in piena. In un'intervista a Repubblica, il faro del radicalismo liberale italiano si scaglia contro gli avversari politici e la classe politica in generale: "La latitanza della politica sul suicidio assistito mostra che i legislatori hanno perso la testa, hanno perso la pietà e la compassione. E la destra la smetta di usare strumentalmente questi temi".

Certo, alcuni dei toni scelti dalla Bonino di compassionevole hanno ben poco, come quando dice: "L'ho scritto nel mio testamento biologico e anche dal notaio, se mi ritrovo a vivere come una zucchina, per favore lasciatemi andare". Il caso di Carboni, camionista 44enne di Senigallia, tetraplegico da 11 anni a causa di un incidente stradale, e le parole di commiato che ha scelto per salutare i propri cari ("Ho fatto tutto il possibile per riuscire a vivere il meglio possibile e cercare di recuperare il massimo dalla mia disabilità, ma ormai sono allo stremo sia mentale sia fisico") dimostrano che, nonostante la metafora scelta dalla Bonino, è di un essere umano che si sta parlando.

Un essere umano che pensa, lotta, valuta, in taluni casi riesce ad emettere anche movimenti, come quello, quasi impercettibile, che ha permesso a Carboni di spingere in autonomia il tasto della somministrazione della soluzione letale che lo ha addormentato per sempre, condizione legalmente indispensabile per procedere come stabilito dalla Corte costituzionale secondo la sentenza 242 Cappato-dj Fabo del 2019. Nel caso in cui il farmaco venisse somministrato da un medico, invece, sarebbe eutanasia, illegale in Italia. E proprio da qui riparte l'offensiva della Bonino: "A chi grida contro l'eutanasia dico che non volerlo fare non implica automaticamente che altri non possano e non debbano farlo. Si chiama libertà di scelta - afferma Bonino - l'ha scelto volontariamente, trovandosi nelle condizioni molto restrittive definite dalla Consulta".

La Bonino, quindi, sembra ancor più combattiva di prima e vogliosa di rilanciare su alcuni temi etici prima ancora che la salma di Carboni venga sepolta. La sua intenzione è quella di spingere la politica a spostare il confine sempre più in là, e che i casi Welby, dj Fabio e, ora, Carboni, non siano solo la risoluzione di condizioni particolari da esaminare con estrema attenzione, bensì dei semafori verdi: "Le proposte in Parlamento mi preoccupano molto, perché si divide la sofferenza in categorie. Ma non ci sono categorie tra malati terminali e oncologici, ad esempio, e bisogna essere liberi di scegliere anche sul fine vita, se fatto consapevolmente. La realtà poi, è che quel testo rischia ancora di peggiorare".

La cautela con cui la politica dibatte su temi del genere che porterebbero a cambiamenti epocali sulla considerazione generale del fine vita (e aprirebbero scenari fino a poco tempo fa impensabili) per la Bonino è inaccettabile: "Mi rifiuto di assecondare la tesi per cui occorra aspettare. Ho sempre sostenuto che i diritti civili sono anche diritti sociali, nella misura in cui chi è più abbiente non avrà difficoltà ad andare in Svizzera o altrove. Serve un balzo di civiltà, riconoscendo quanto i cittadini chiedono oramai da troppo tempo".

Pur nel rispetto estremo delle sfide e degli sforzi giganteschi che devono affrontare in molti per via delle loro condizioni di vita, invece, su grandi temi come questi è bene che la politica discuta. A fondo. Altrimenti sarebbe davvero esautorata da ogni funzione.

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