Porchietto: "Sull'energia combattiamo contro i signori del No"

L'onorevole Claudia Porchietto racconta il contrasto con quelli che chiama "signori del no" sull'energia e sul da farsi per rendere l'Italia meno dipendente nel corso del prossimo quinquennio

Porchietto: "Sull'energia combattiamo contro i signori del No"

L'onorevole Claudia Porchietto ritiene che quella sull'energia, e dunque sul futuro energetico del Belpaese, sia una battaglia che Forza Italia combatta anche contro i "signori del "no"". La ricetta per uscire dalla crisi innestata dal conflitto in Ucraina è complessa ma già studiata: rinnovabili, regole chiare e veloci, semplificazioni, produzione interna e così via. E per la deputata, che siede pure nella commissione Attività produttive della Camera, bisogna immaginare modalità diverse di ammortizzare i costi delle bollette.

Onorevole, l'energia è un tema complesso. Sembra che adesso si stia arrivando ad un cambio di paradigma in termini di sovranità energetica rispetto alla dipendenza dalla Russia. È così?

"Da decenni l’Italia ha scelto di dipendere da soggetti terzi sul tema energia. Già prima dello scoppio del conflitto russo-ucraino, nell’autunno del 2021, parlavamo di come riconquistare una maggiore indipendenza. Insieme a Germania e Francia, siamo i Paesi dell'Europa che consumano di più: circa il 48% del totale dei consumi europei, mentre solo una parte minoritaria dell'energia consumata nel nostro paese risulta originata da fonti di energia pulita. La dipendenza energetica sulla fonte gas è quella aumentata di più, perché il gas viene individuato come la fonte utile per affrontare la transizione ecologica, essendo meno inquinante. La dipendenza energetica, poi, va di pari passo con la valutazione sulla sicurezza energetica: il fatto che gli approvvigionamenti per lo più arrivino da aree geopolitiche difficili se non compromesse, come in questo momento, di certo non aiuta nella pianificazione pluriennale. Per noi sono fondamentali la diversificazione geografica negli approvvigionamenti, l'incremento dell’uso di energia da fonti rinnovabili italiane e, laddove sia possibile, come per il gas naturale, il ritorno alla produzione in loco. Non è concepibile che l'Italia non solo non avesse un piano pandemico aggiornato ma che non abbia un piano energetico d’emergenza adeguato alla seconda potenza industriale europea".

Lei ha chiesto di stare attenti al settore idroelettrico. Ha domandato regole nazionali nel Ddl Concorrenza. Cosa vuol dire?

"Occorre avere una planning per tutta Italia e possedere un'omogeneità di regole sul territorio nazionale. Rischiamo altrimenti contenziosi infiniti che non faranno altro che rallentare gli investimenti. Non possiamo permettercelo proprio oggi che l’industria italiana, dopo una ripartenza a razzo, si ritrova di nuovo al via senza carburante. Siamo il terzo Paese europeo per potenza espressa nel settore idroelettrico, dunque dovremmo avere maggiore attenzione e cura di questo patrimonio, senza considerarlo come la cenerentola delle rinnovabili. Per fortuna e direi finalmente, a forza di question time, ordini del giorno e riunioni, il governo ha immaginato di rivedere il contenuto dell' art.5 del Ddl concorrenza, che cosi come formulato presterebbe il fianco a contenziosi, ritardi nelle assegnazioni e, cosa di non poco conto, all’entrata in Italia di gruppi stranieri che si ritroverebbero proprietari di concessioni milionarie in uno dei settori più strategici e vulnerabili dei prossimi anni. Non la ritengo una grande mossa".

Sulle rinnovabili Forza Italia ha idee chiare.

"Avanti tutta!!! Semplificare il più possibile sulla progettazione e sull'autorizzazione, al fine di rendere operativi gli impianti in tempi europei e non italiani. Una notizia di questi giorni: dopo sedici anni vede la luce il primo impianto eolico italiano nel Mediterraneo. Diventa difficile credere nella transizione energetica se i tempi saranno questi. Nel mare de Nord, poche settimane fa, si è chiusa l'asta per tratti di mare in cui installare piattaforme eoliche e, nell’arco di pochi mesi, i lavori verranno eseguiti. Noi stiamo gia perdendo la sfida: proviamo almeno ad arrivare al traguardo visto che vincere non è nelle nostre corde".

Semplificazioni e ritardi nelle autorizzazioni: state insistendo molto anche su questi punti, giusto?

"Fondamentale, anzi: direi il tema dei temi. Senza le semplificazioni non iniziamo neanche a giocare. Stiamo tutt'oggi combattendo contro i signori del "no" a tutto che partono con mille preconcetti, convinti che qualsiasi opera d’investimento importante nasconda chissà quali loschi affari. Ribadisco: cosi facciamo poca strada. Servono pochi controlli ma veloci e regole chiare. Responsabilizziamo gli investitori, lavoriamo in autocertificazione laddove sia possibile, collaborando e non ostacolando le opere fatte a regola d’arte, con un occhio anche al luogo in cui vengono effettuati, ma per cortesia: non possiamo avere sistematicamente le commissioni paesaggistiche che negano i permessi anche quando ci si chiede quale sia il deterioramento paesaggistico in cui si incorrerebbe".

Il problema delle bollette: come intendete intervenire sul tema del caro energia?

"Non credo che si possa continuare a lungo ad abbattere il costo dell’energia impiegando miliardi. Probabilmente occorrerebbe supportare ed incentivare operazioni finanziarie che permettano alle imprese di "spalmare" questi incrementi di costo in un periodo quinquennale attraverso strumenti finanziari. Ad oggi il sistema bancario sta proponendo coperture finanziarie agli energivori o comunque a chi sostiene costi molto elevati, ma anche il mercato dei piu piccoli necessita di paracaduti finanziari. Credo che sarebbe opportuno che il governo ragionasse su incentivi all'uso di questi strumenti anzichè continuare a tentare di abbattere i costi. Un po'come tentare di buttare fuori dallo scafo l'acqua che fa affondare la barca con un cucchiaio: la barca in fretta affonderà".

Verosimilmente, come ed entro quando l'Italia potrà dire di aver raggiunto quantomeno un'autonomia nel settore energetico?

"I tempi, ahimè, sono molto lunghi e di sicuro non saremo o in grado di definirci quantomeno non piu dipendenti da pochi soggetti stranieri prima del prossimo anno. La diversificazione dei fornitori è il motivo dei viaggi frenetici dei nostri ministri di questi giorni. I viaggi porteranno risultati non prima del 2023. Nel frattempo, la rinnovata consapevolezza è che l’azzardo della politica di non indipendenza - quella legata solo al fatto che volevamo spendere di meno - è stata perdente.

Se riusciremo, nei prossimi due anni, a tornare alla produzione gas degli anni '90, ad autorizzare campi eolici su terra e off-shore in tempi brevi, ad incentivare il parco idroelettrico con i 9 miliardi d'investimenti dichiarati dai concessionari e a non bloccare i parchi fotovoltaici innovativi, (agrofotovoltaico, fotovoltaico industriale e green community) forse, nel prossimo quinquennio, potremo guardare con più ottimismo ad eventuali processi speculativi come quello attualmente in corso".

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