T eorie del complotto, dubbi sulla mancata sorveglianza e tre inchieste in corso per appurare cosa sia successo nella cella del Metropolitan Correctional Center di Manhattan, dove Jeffrey Epstein era rinchiuso in attesa del processo, e dove è stato trovato impiccato sabato mattina. A 24 ore dalla morte per «apparente suicidio» del finanziere accusato di abusi, sfruttamento della prostituzione e traffico di minori, sono ancora molte le domande a cui dare una risposta. Tanto che a indagare sono Fbi, ministero della Giustizia, da cui dipende il sistema carcerario federale, e ufficio del medico legale di New York.
In primo luogo si deve appurare come mai sia stata tolta la sorveglianza speciale a un detenuto che già ai primi di luglio si sospettava avesse tentato di togliersi la vita. In quel frangente Epstein fu trovato con dei segni sul collo, ma non è chiaro - raccontano alcune fonti - se fossero il risultato di un tentato suicidio o di un'aggressione. Il miliardario amico dei potenti raccontò di essere stato aggredito e chiamato «pedofilo», ma le autorità carcerarie lo misero sotto osservazione per timore che si togliesse la vita. Ora il New York Times, citando una fonte anonima dell'amministrazione carceraria, afferma che Epstein nelle ore prime del suicidio è stato lasciato da solo in cella, senza che nessuno lo vigilasse. Il detenuto avrebbe dovuto essere controllato dagli agenti penitenziari almeno una volta ogni 30 minuti, ma la procedura non sarebbe stata seguita nella notte tra venerdì e sabato. E a rendere ancor più fitto il mistero è l'improvviso trasferimento, alcuni giorni fa, del suo compagno di cella.
Poi c'è la teoria del complotto, a cui dà voce anche il presidente americano Donald Trump, rilanciando su Twitter a poche ore dalla scomparsa del finanziere un messaggio di Terrence K. Williams, attore, commediografo e commentatore. «Morto suicida quando era sotto sorveglianza per rischio suicidio 24 ore su 24, 7 giorni su 7? - scrive Williams - Sì certo. Come è stato possibile? Epstein aveva informazioni su Bill Clinton e ora è morto». Il tutto con l'hashtag #ClintonCrimeFamily. Ad alimentare le teorie che il miliardario avesse informazioni sull'ex presidente Usa sono alcune delle 2mila pagine di documenti desecretati venerdì e riguardanti la testimone chiave del caso, Virginia Roberts Giuffre, che racconta di essere stata costretta nel 2001, quando era minorenne, ad avere rapporti sessuali non solo con Epstein, ma anche con altri personaggi che gravitavano nella sua cerchia di amicizie, tra cui il principe Andrea, figlio della regina Elisabetta d'Inghilterra, il famoso avvocato Alan Drershowitz, l'ex governatore del New Mexico Bill Richardson e l'ex senatore George Mitchell. E da cui emerge anche che Clinton avrebbe visitato l'atollo dei Caraibi di proprietà di Epstein conosciuto come «l'isola della pedofilia».
La donna rivela di non averlo visto con i suoi occhi, ma di aver parlato con la collaboratrice di Epstein e socialité britannica Ghislaine Maxwell, la quale le ha detto che una volta andò a prendere Clinton con un elicottero nero che le aveva comprato il finanziere. Secondo il sito Politico, Maxwell era molto vicina ai Clinton, tanto da aver partecipato al matrimonio dell'ex first daughter Chelsea. Giuffre, inoltre, ha confermato di aver visto l'ex presidente (e i suoi agenti del Secret Service) durante uno dei viaggi che ha compiuto sull'aereo di Epstein. «Ridicole e false, e il presidente Trump dovrebbe saperlo», è la secca replica alle affermazioni giunta dal portavoce di Bill Clinton, Angel Urena.
Il tycoon «è forse pronto per il 25mo emendamento?», aggiunge Urena, riferendosi alle norme della Costituzione americana che prevedono la rimozione del presidente se si dimostra incapace di svolgere i suoi doveri a causa di instabilità mentale.
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