Erdogan è stato di parola. Sabato aveva riferito di essere l'unico ad avere la possibilità di rimettere assieme i cocci dell'accordo sul grano dopo il dietrofront di Mosca, e quattro giorni dopo ha annunciato che la missione è stata compiuta. Oggi le prime 8 navi, su 218 bloccate, attraverseranno il corridoio, partendo dal porto di Chornomorsk, con diverse destinazioni. Tra di loro anche la Ikaria Angel, imbarcazione battente bandiera panamense che consegnerà 40 tonnellate di cereali all'Etiopia. A confermare il raggiunto accordo ci ha pensato il ministero della Difesa russo, che in un comunicato ha spiegato che «l'Ucraina ha fornito le necessarie garanzie scritte per non utilizzare il corridoio del grano nel Mar Nero per operazioni di combattimento. Garanzie che sono state ottenute attraverso la mediazione della Turchia e delle Nazioni Unite». L'Onu, così come Zelensky, ha sottolineato l'importanza della collaborazione offerta da Ankara. «A questo punto non possiamo fare altro che ripartire con le esportazioni e lavorare ancora con tutti i partecipanti all'iniziativa», ha scritto su Twitter il coordinatore Onu Amir Abdulla.
Il Cremlino quindi sembra voler ammorbidire alcune sue posizioni, anche se ci ha pensato il solito Dmitry Medvedev, vice presidente del Consiglio di sicurezza, a giocare il ruolo del lupo cattivo con nuove affermazioni al vetriolo. Questa volta, su Telegram, ha chiesto il ripristino della pena di morte, parlando in relazione ad atti di sovversione filo-ucraini avvenuti a Mosca. Medvedev punta il dito contro alcuni sabotatori che avrebbero mandato in tilt tratti della linea ferroviaria nazionale. «La pena di morte va reintrodotta se serve un ulteriore strumento per proteggere gli interessi del nostro popolo, dello Stato e della società. Chiedo l'intervento della Corte costituzionale per ripristinarla».
Intanto sul campo la guerra continua e gli analisti di Kiev fanno pressioni affinché vengano chiamati alle armi i riservisti per vincere nel Donbass. I russi avanzano nelle direzioni Bakhmut, Avdiivka e Novopavliv, nel Donetsk. Lo rende noto lo Stato Maggiore delle forze armate ucraine sulla sua pagina Facebook. Ieri i soldati di Kiev hanno respinto gli attacchi in alcuni insediamenti della regione di Luhansk e nelle ultime 24 ore avrebbero eliminato circa 800 nemici. Nel sud l'esercito di Mosca ha effettuato 47 attacchi aerei e 7 missilistici, martellando in particolar modo la regione di Mykolayiv. Negli oblast di Kharkiv e Kherson sono invece state scoperte 23 camere di tortura. Sempre nella regione di Kherson, i russi stanno evacuando civili e personale sulla sponda sinistra del Dnipro dopo aver già lasciato l'area sul versante opposto, ma hanno anche perso importanti sistemi di difesa aerea. Nella notte gli invasori hanno usato 13 droni kamikaze iraniani Shahed-136 per vari attacchi, 12 sono stati abbattuti. Sui combattimenti si segnala il punto quotidiano dell'MI6 britannico che smonta la narrativa di Yevgeny Prigozhin, proprietario della Wagner, che rivendicava un'avanzata di 200 metri al giorno per le sue forze impegnate in Ucraina. Londra rileva invece che la dottrina militare russa prevede un avanzamento giornaliero di 30 km nella maggior parte delle condizioni.
Secondo lo Stato Maggiore di Kiev altri attacchi sono previsti con il lancio di droni dalla Bielorussia.
Per questa ragione il comandante in capo Valery Zaluznyj ha dato ordine di allestire un sistema di difesa multi-livello intorno a Kiev per proteggere la capitale da una possibile nuova offensiva. Lo scorso 20 ottobre proprio Zaluznyj aveva confermato la crescente minaccia di sabotaggio, sul fronte settentrionale, delle arterie logistiche di fornitura armi dai paesi partner.
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