Beirut. Santa Sofia domina lo skyline di Istanbul, le sue cupole mozzafiato sembrano galleggiare nel cielo azzurro. L'iconico edificio si trova nel quartiere Fatih di Istanbul, sulla riva occidentale del Bosforo, con vista sul porto del Corno d'oro. Ieri vi si è tenuta la prima preghiera islamica, dopo la riconversione da museo in moschea del monumento simbolo di Istanbul. Quattro muezzin hanno recitato la chiamata alla preghiera da ciascuno dei quattro minareti. Il presidente, Recep Tayyip Erdogan, con la testa coperta da un cappellino da preghiera bianco, ha letto una recita coranica prima che il capo della direzione religiosa turca Ali Erbas si rivolgesse ai fedeli. «Il desiderio della nostra nazione, che si era trasformato in un crepacuore, oggi sta finendo», ha scandito dal pulpito. Poi ha sollevato una spada in apparente riferimento alle tradizioni ottomane. «Sultan Mehmet il Conquistatore ha dedicato questa magnifica costruzione ai credenti per rimanere moschea fino al Giorno della Resurrezione», ha detto, riferendosi all'imperatore che conquistò Costantinopoli nel 1453.
Le tende bianche appena installate coprivano un'immagine di Maria e di Gesù, le reliquie cristiane erano oscurate dall'illuminazione, ma le immagini degli angeli ancora visibili sugli archi a sostegno della cupola della moschea. Sul pavimento un tappeto turchese per prepararsi alla preghiera. Erdogan, accompagnato dai ministri e da altri alti funzionari, si è unito a centinaia di fedeli nell'edificio voluto dall'imperatore bizantino Giustiniano nel 537, mentre una folla enorme si radunava fuori. Il presidente ha detto di aver realizzato il suo «più grande sogno» riconvertendo quella che fu la basilica più grande della cristianità, prima di essere trasformata in moschea nel 1453 e infine in museo dal padre della Turchia laica, Mustafa Kemal Ataturk.
Dopo la chiamata alla preghiera centinaia si sono inginocchiati all'interno. All'esterno, decine di migliaia di persone hanno pregato in piazza e sui marciapiedi, negli spazi tra le macchine o nei caffè. I fortunati hanno trovato ombra sotto un albero. Molti hanno raggiunto Istanbul per l'occasione da tutta la Turchia. La tensione è salita quando decine di fedeli hanno sfondato un checkpoint della polizia. Hanno sventolato bandiere turche e urlato «Allahu Akbar» (Dio è il più grande). La cerimonia è stata trasmessa all'esterno su un grande schermo. Nella piazza di fronte ad Hagia Sophia, le autorità hanno istituito aree separate per uomini e donne, mentre erano disponibili oltre 700 operatori sanitari e 101 ambulanze. Il governatore di Istanbul Ali Yerlikaya ha chiesto alla gente di portare quattro oggetti: «maschere, tappeti da preghiera, pazienza e comprensione». La recita del santo Corano continuerà per le prossime 24 ore. D'ora in poi, tutte e cinque le preghiere si terranno nella moschea. Aynur Saatci, un fedele, ha detto: «Ho immediatamente interrotto le mie vacanze e sono tornato a Istanbul appena ho saputo che potevamo pregare in Hagia Sophia. Sono commosso».
Gli Stati Uniti, la Ue, la Russia e vari leader religiosi hanno espresso preoccupazione per il cambiamento di status. Papa Francesco si è detto profondamente rattristato. Ieri in Grecia, le campane della chiesa hanno suonato a lutto.
Dopo aver lasciato Hagia Sophia, Erdogan è andato alla vicina moschea di Fatih, il Conquistatore, il titolo del sultano Mehmet. «Hagia Sophia continuerà a servire tutti i credenti come una moschea e rimarrà un luogo di eredità culturale per l'umanità», ha detto Erdogan davanti alla sua tomba.
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