Erdogan imbavaglia anche gli attori. E dà del fascista persino a Mozart

Il «sultano» mette sotto inchiesta due artisti, attacca una star tv contraria al velo e vieta a teatro le opere di Checov e Brecht

Erdogan imbavaglia anche gli attori. E dà del fascista persino a Mozart

Atene - Dopo calciatori, giocatori di basket e giornalisti, tocca agli attori: continua la crociata del presidente turco Receyp Erdogan contro il mondo non allineato, anche al fine di distrarre la pubblica opinione dalle sue politcs finanziarie, che sono costate alla lira turca una svalutazione record.

Attori e attrici sono i nuovi obiettivi del presidente che li definisce «fascisti». La star del cinema Rutkay Aziz, 72 anni, nei giorni scorsi gli ha dato un suggerimento: «Il presidente dovrebbe provare ad ascoltare Mozart e Beethoven, potrebbe fare qualcosa di buono». E poiché il presidente si oppone all'alcol, il giornalista Yilmaz Özdil aveva scritto in una rubrica per il quotidiano kemalista-nazionalista Sözcü: «Se Erdogan avesse bevuto solo una birra, la situazione in Turchia sarebbe migliore». La risposta di Erdogan è stata al vetriolo: «Costringere un presidente a bere birra o ascoltare Mozart non è altro che fascismo».

Deniz Cakir, attrice di una serie tv molto seguita, è diventata il bersaglio dell'ira di Erdogan dopo aver preso parte a una mobilitazione contro alcune donne che indossano il velo. Infine il caso di altri due attori molto noti nel paese, Müjdat Gezen, 76 anni, e Metin Akpinar, 78: Erdogan li ha definiti «aspiranti artisti». E un'inchiesta ufficiale è stata avviata contro di loro, per «diffamazione del presidente, minaccia di rivolta e omicidio».

Dopo l'interrogatorio i due attori sono stati rilasciati, ma non è permesso loro espatriare perché gli sono stati confiscati i passaporti e una volta alla settimana, devono presentarsi alla polizia per l'obbligo di firma.

Insomma, le libere espressioni di alcuni personaggi pubblici che godono di un seguito sociale in Turchia sono sgradite al potere neo-ottomano erdoganiano, che tenta in tutti i modi di spegnere quelle voci.

Nel mirino di Erdogan è finito anche il Turkish State Theatres, dove dalla stagione 2016-2017 sono stati vietati autori non turchi come Shakespeare, Cechov, Brecht e Dario Fo. La decisione del governo è stata giustificata dal fatto di voler preferire volti e testi rigorosamente locali.

Nello sport gli esempi di questa guerra personale del presidente non mancano. Deniz Naki, calciatore 28enne turco-tedesco, nel gennaio 2018 era miracolosamente sfuggito a un attentato in Germania: mentre viaggiava di notte a bordo del suo suv sull'autostrada A4 era stato quasi colpito da un cecchino. Il motivo? Forse perché fa parte dell'associazione sportiva curda Amed Sportuf Faaliyetle ed era stato condannato da un giudice turco per propaganda filocurda a favore del Pkk.

Il caso più noto riguarda Enes Kanter, centro dei New York Knicks di basket, ormai da anni un nemico giurato di Erdogan che ha definito su twitter «l'Hitler dei nostri tempi» finendo per questo confinato senza passaporto nell'aeroporto di Bucarest, dove aveva fatto scalo da Singapore dopo una partita.

Proprio in questi giorni Kanter ha dichiarato di non voler andare con la sua squadra a Londra, perché correrebbe il rischio di essere assassinato. «Non potrò svolgere il mio lavoro a causa di quel maniaco lunatico del presidente».

Il noto cestista vive da apolide dal 2017: «É triste pensare che questa storia possa incidere sulla mia carriera nel basket e che non andrò a Londra per via di quel tipo: io avrei voluto essere lì per aiutare la mia squadra, ma per colpa di quel dittatore pazzo non potrò farlo». Infine l'ex attaccante di Inter e Parma, Hakan Sukur, eliminato dagli annali del Galatasaray per il suo appoggio a Gülen. È anche ricercato per il fallito golpe del 2016.

twitter@FDepalo

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