"Ero contro gli aiuti all'Italia. Ora il governo lavora bene"

L'olandese guida il partito per la Libertà: "Migranti? L'Ue non affronta la crisi. Svolta con Meloni e Salvini"

"Ero contro gli aiuti all'Italia. Ora il governo lavora bene"
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Per alcuni è l'uomo nero. Per altri la speranza di una nuova politica. Estremista ma anche antifascista e anticomunista. Egocentrico ma disposto a fare un passo indietro per il suo Paese. Incendiario ma anche pompiere. Di certo Geert Wilders non passa inosservato, e non solo per quella folta chioma bionda tendente al canuto per cui è soprannominato Mozart. Dopo il trionfo alle ultime elezioni, il leader del Partito per la Libertà olandese è uno dei punti riferimento di quel vento che nel Vecchio Continente soffia verso destra. «In molti Paesi i partiti patriottici stanno vincendo a causa dell'enorme crisi dell'immigrazione. La gente comune è stufa di sentirsi straniera a casa propria», spiega a Il Giornale dai corridoi del Forum di Cernobbio.

Cosa sta succedendo?

«C'è una pessima combinazione di immigrazione di massa e totale mancanza di integrazione. Le persone sono stufe e vedono che l'élite politicamente corretta per decenni non ha agito. Sono preoccupate che il loro Paese. Temono che i loro valori vengano calpestati».

Ma qual è la chiave per risolvere un problema complesso come quello dell'immigrazione?

«Puntiamo a un opt-out (una deroga alle regole Ue, ndr) sull'immigrazione come in Danimarca, dovremmo essere più severi sui permessi di ingresso nel nostro Paese. E per le persone che sono già lì, se rispettano le nostre leggi e i nostri valori, sono ovviamente uguali a chiunque altro e possono fare tutto ciò che vogliono. Ma se oltrepassano il limite della nostra costituzione e delle nostre leggi e commettono crimini, allora dovremmo mandarli a fare le valigie».

Ma come ci si pone verso chi ha davvero bisogno?

«La contrarietà è verso l'immigrazione di massa, non a tutta l'immigrazione. Ho appena avuto un incontro con il presidente Zelensky e abbiamo parlato dei rifugiati ucraini. Gli ho detto certo, donne e bambini sono i benvenuti. Ma la realtà è che alcune città d'Europa assomigliano più a Kabul o Islamabad che a Parigi o a Rotterdam».

Colpa anche dell'Europa?

«Dopo il voto, cosa è cambiato? Nulla. Abbiamo un vecchio nuovo presidente. I Verdi hanno perso le elezioni, i patrioti hanno vinto ma in pratica non c'è quasi nessun cambiamento. L'Unione Europea non ha identità, pochi votano, non c'è appartenenza. La gente conosce i calciatori, non i commissari...».

Ma quindi non vuole più uscire dall'Europa...

«Una simil Brexit non è la soluzione. Serve cambiare l'Europa dall'interno ma senza cambiamenti la gente vorrà scappare».

In Italia ha un legame molto forte con Giorgia Meloni e Matteo Salvini. Cosa pensa del nostro governo?

«Sta lavorando molto bene, i numeri degli sbarchi sono diminuiti. È la dimostrazione che se si fanno politiche intelligenti i risultati arrivano».

Eppure in passato non è stato tenero con l'Italia e gli italiani, riguardo il modo di spendere i soldi del Pnrr. Ha cambiato idea?

«In quel momento, i paesi dell'eurozona del Nord hanno dovuto pagare per quelli del Sud. Io sono del Nord e ovviamente la cosa non ci piaceva, non possiamo pagare per il bilancio di qualcun altro. Ecco perché criticavo. Mentre sulla redistribuzione dei rifugiati non lo volevamo in passato e non lo vogliamo nemmeno ora. Non possiamo permetterci di avere più rifugiati dall'Italia, dalla Grecia o dalla Spagna. Ma ora sono molto positivo sul lavoro di Meloni e Salvini sui migranti qualcosa è cambiato».

Il problema restano i migranti.

«La gente non accetterà se facciamo meno di questo. È per questo che hanno votato».

Lei ha stravinto le elezioni in Olanda, eppure non è premier. Sia onesto: non le dispiace?

«Sono onesto. Normalmente in qualsiasi paese del mondo il leader del partito che vince le elezioni diventerebbe primo ministro e io non l'ho fatto. È strano. Potevo dire ragazzi, sono il vincitore, voglio diventare primo ministro, ma da solo molto probabilmente sarei diventato il leader del più grande partito di opposizione... Quindi ho messo da parte le mie ambizioni per il mio partito e per il mio Paese, ma facciamo parte di una coalizione e possiamo cambiare le cose».

Per molti resta comunque un cattivo. Cosa risponde a chi la definisce estremista, razzista e xenofobo?

«L'Olanda è un Paese estremamente tollerante, difendiamo i

valori della nostra nazione, tutto qui. La cosa peggiore che gli altri possano fare è etichettarci per quello che non siamo ma per noi è anche una sfida: dimostrare cosa siamo davvero mantenendo le promesse che abbiamo fatto».

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