Giorgia Meloni merita «il rispetto» dai leader europei. La premier italiana non è come Viktor Orbán, e anzi è «in competizione» con il presidente ungherese. Quindi non regaliamo ai populisti colei che potrebbe costruire un modello di destra europea alternativo a quello di Marine Le Pen.
L'endorsement a sorpresa arriva dall'agenzia economica Bloomberg, piuttosto critica al momento dell'elezione con la presidente di Fratelli d'Italia. Bloomberg mette nero su bianco una decisa apertura di credito per la nostra presidente del Consiglio in un fondo firmato dall'editorialista Marc Champion. «Cos'è Giorgia Meloni? Per chi crede nell'importanza della stabilità economica e nei valori fondamentali della democrazia, è una risorsa o una minaccia?» è la domanda da cui parte il ragionamento dell'editorialista. Il presidente del Consiglio per il columnist dell'agenzia ha avuto una evoluzione che l'ha portata su sponde politiche più moderate e ha allontanato con i fatti il timore che in Italia potesse emergere una figura autocratica. «I leader europei dovrebbero fare tutto il possibile» e «darle il rispetto che merita», includendola insomma nel recente giro di consultazioni sulle nomine top in Europa.
Una posizione simile viene espressa anche da una testata fortemente radicata nel Vecchio Continente come Politico.eu. Tecnicamente, Ursula von der Leyen non ha bisogno del sostegno di tutti i leader dell'Ue per tornare alla guida della Commissione. Può farcela con il sostegno della maggioranza e senza l'appoggio della premier, Giorgia Meloni. Tuttavia, «non vedo un nuovo presidente della Commissione entrare in carica senza il sostegno del primo ministro italiano» dice Sophia Russack, ricercatrice presso il think tank basato a Bruxelles Center for European Policy Studies, in un articolo di Politico.eu.
Se sui media si ragiona sull'evoluzione che potrebbe prendere la partita europea e sul ruolo dell'Italia, uno dei pochi Paesi il cui governo è uscito rafforzato dalla recente tornata elettorale, la maggioranza che potrebbe sostenere il bis di Ursula der Leyen incassa una defezione. Il partito guidato dall'ex primo ministro ceco Andrej Babis, esce dal gruppo dei liberali di Renew Europe, ampliando il divario con il gruppo dei Conservatori e Riformisti europei. L'impressione insomma è che la presidente uscente della Commissione Europea avrà bisogno dei voti europei di Fratelli d'Italia. Giorgia Meloni, però, in questa situazione, li farà pesare i propri voti, ben consapevole che probabilmente il gruppo dei Conservatori Europei potrebbe prendere posizioni differenti al suo interno sul bis della von der Leyen. Cosa accadrà dunque al vertice dei 27 del 27 e 28 giugno dopo il nulla di fatto alla cena informale del Consiglio europeo? La partita come è noto si gioca su Ursula von der Leyen confermata alla Commissione europea, il socialista portoghese Antonio Costa al Consiglio, la liberale estone Kaja Kallas al ministero degli Esteri Ue. In molti ritengono però che si rischia di finire in un vicolo cieco e sarà necessario allargare la maggioranza. Giorgia Meloni peraltro lunedì incontrerà Viktor Orban a Roma, anche se il primo ministro ungherese non appare intenzionato ad approdare nella famiglia dell'Ecr.
Salgono intanto le quotazioni di Raffaele Fitto come possibile commissario europeo.
Il ministro degli Affari Europei ieri ha allontanato l'ipotesi ricordando che «sul Pnrr c'è ancora molto da fare», ma in questa fase la sua competenza, il suo profilo politico e i rapporti consolidati in sede europea potrebbero fare la differenza e rappresentare l'approdo sicuro con cui sciogliere il nodo delle nomine.
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