Ennesima tragedia sul lavoro. Con tre morti e alcuni feriti in una fabbrica che recupera e smaltisce polvere da sparo da bonifiche che si trova a Casalbordino, in provincia di Chieti. La stessa azienda, la Sabino Esplodenti, dove nel 2020 persero la vita altri tre operai. Un precedente drammatico, non l'unico, per il quale proprio oggi è in programma l'udienza preliminare dinanzi al gup del Tribunale di Vasto per dieci imputati, tra cui i responsabili della società. Anche nel 1992 c'era stato un morto, ucciso dall'innesco di una spoletta, e nel 2009 due feriti in un'altra esplosione. Sempre alla Sabino Esplodenti, in una regione - l'Abruzzo - dove negli ultimi trent'anni sono stati registrati undici casi più o meno gravi di esplosioni di polvere pirica in aziende di fuochi d'artificio o depositi.
Fortissima, verso le 12,30 di ieri, l'esplosione che non ha lasciato scampo a tre operai che lavoravano da tempo presso l'azienda. Le vittime sono Giulio Romano, originario di Casalbordino (Chieti), Fernando Di Nella di Lanciano (Chieti) e Gianluca De Santis, sposato e padre di due bambini, residente a Palata, in provincia di Campobasso. I vigili del fuoco hanno lavorato a lungo per mettere in sicurezza il sito, mentre la prefettura ha attivato il centro coordinamento dei soccorsi che resterà attivo fino a cessata emergenza. Alcune abitazioni sono state evacuate, ma si è scongiurata la chiusura della ferrovia e dell'autostrada A/14 - che era stata ipotizzata in un primo momento - non appena i tecnici hanno accertato che le conseguenze dell'esplosione erano delimitate all'interno della struttura e che era stato regolarmente attivato il piano di emergenza. Il titolare della fabbrica, Gianluca Salvatore ieri era a Roma. Non appena è stato informato della tragedia si è precipitato in Abruzzo, incredulo. Non sa ancora se questa mattina il gup di Vasto lo manderà a processo e rischia di doversi difendere da accuse analoghe in una nuova inchiesta. Anche se negli ultimi tre anni, spiega il suo legale storico, Augusto La Morgia, le cose alla Sabino Esplodenti sarebbero cambiate: «È sgomento e non riesce a spiegarsi l'accaduto, anche alla luce delle precauzioni severissime prese in fabbrica dopo la tragedia del 2020». Sgomento per il precedente anche il governatore dell'Abruzzo, Marco Marsilio: «Non possiamo esimerci dal riflettere e chiederci se non siano state adottate tutte le misure previste in un'attività classificata ad alto rischio come questa fabbrica. La risposta, ovviamente, non può che venire dalla magistratura e dall'inchiesta che dovrà appurare le cause, ma comprendo i sentimenti di rabbia, oltre che di dolore, dei lavoratori esposti in tre anni a due tragedie mortali di questa dimensione. Dobbiamo tenere sempre alto il livello di sicurezza sui luoghi di lavoro per evitare che continuino a verificarsi simili incidenti».
Anche se la dinamica del dramma di ieri deve essere ancora chiarita, è come se dal 2020 non fosse cambiato molto per la tutela dei lavoratori di un settore così delicato. I dieci presunti responsabili della morte dei tre operai, uccisi tre anni fa dall'esplosione di una scatola contenente razzi di segnalazioni per le imbarcazioni, sono in aula questa mattina per difendersi dalle accuse di cooperazione colposa in omicidio colposo (per colpa generica cagionata da negligenza, imprudenza e imperizia e per colpa specifica consistita nella violazione di diverse norme antinfortunistiche). Gli imputati sono il legale rappresentante e presidente del cda della Esplodenti Sabino, il direttore dello stabilimento, il responsabile del servizio protezione e prevenzione, quattro consiglieri di amministrazione, il rappresentante dei lavoratori per la sicurezza, il capo reparto, la società in persona del legale rappresentante, società che è sottoposta a procedimento penale per responsabilità amministrativa per omicidio colposo plurimo.
Piange e si commuove il sindaco di Casalbordino, Filippo Marinucci: «Non è possibile... non è possibile, dopo tre anni si ripete.
Stesse scene, stesso strazio, stesso numero di morti». Per il capogruppo del Pd in commissione Lavoro alla Camera, Arturo Scotto, siamo davanti ad una «guerra a bassa intensità»: «Serve una risposta unitaria e forte per fermare le stragi».
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