Le forze tigrine avanzano bombardando a tappeto e conquistano città strategiche, che nel secolo scorso sono state teatro di vittorie e sconfitte dell'Italia coloniale. Ad Adua è isolato l'ospedale Don Bosco della missione salesiana di suor Laura Girotto. Le forze federali etiopi sembrano in rotta, ma gli otto mesi di guerra e massacri nel Tigray hanno trasformato la regione ribelle in un inferno a cielo aperto. «Quello che vediamo è una grave crisi umanitaria con 1.850.000 persone a rischio di carestia e con un uso costante della violenza nei confronti dei civili e lo stupro come arma di guerra» ha dichiarato l'Alto rappresentante dell'Ue per la politica estera e di sicurezza, Josep Borrell. Tutti rifugiati eritrei o sfollati interni, che rischiano di morire di fame. Inevitabile che alimenteranno il flusso di migranti verso la Libia che vogliono imbarcarsi per raggiungere l'Italia.
Il Fronte Popolare di liberazione del Tigray (Tplf) avanza militarmente verso sud. A fine giugno le forze locali hanno riconquistato Makallé, il capoluogo della regione facendo sfilare in piazza migliaia di prigionieri dell'esercito federale. Nelle ultime ore sono avanzati grazie a pesanti bombardamenti di artiglieria, che hanno colpito sia civili che chiese lungo la strada verso sud. Secondo il portavoce del Fronte, Getachew Reda, le truppe del Tplf che avanzano nella regione meridionale di Raya sono riuscite «a sbaragliare completamente le forze di difesa federali e le divisioni delle forze speciali Amhara». Le importanti città conquistate di Korem e Alamata furono teatro di vittorie e sconfitte nella guerra italo-abissina. Nel 1936 le forze coloniali bombardarono con i gas nella zona di Korem sconfiggendo le forze locali. Il 5 maggio 1941 gli etiopi, sotto comando britannico, conquistarono Alamata restituendo il trono al Negus, l'imperatore Haile Selassiè.
Il Consiglio per i diritti delle Nazioni Unite ha approvato ieri una risoluzione proposta dall'Unione europea che ribadisce la richiesta alle parti di mettere fine al conflitto del Tigray. L'Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Rifugiati, Filippo Grandi, denuncia che «nel corso di questo conflitto sanguinoso abbiamo ricevuto testimonianze credibili e documentate di rappresaglie, rapimenti, violenze e arresti perpetrati contro rifugiati eritrei sulla base dell'affiliazione percepita da una o all'altra delle parti belligeranti».
Il Tigray è una bomba umanitaria che rischia di esplodere definitivamente con la carestia ed i primi segnali di un'epidemia di colera. Il risultato sarà un flusso di profughi e migranti in fuga verso l'Europa. «Come Commissione Ue organizzeremo un ponte aereo per portare un pò di sollievo, ma non possiamo risolvere una carestia di massa» ha spiegato Borrell. La regione è distrutta e tagliata fuori dal mondo. Fra le poche strutture sanitarie ancora in piedi resiste l'ospedale Don Bosco ad Adua costruito con i fondi del volontariato italiano. Le comunicazioni sono interrotte, il carburante per i generatori sta finendo, il cibo autoprodotto nella missione non basta per tutti i ricoverati. E in corsia bisogna scegliere chi curare e chi no.
Suor Laura Girotto lancia dall'Etiopia un grido di aiuto: «Abbiamo bimbi che arrivano disidratati come foglioline secche. Impossibile metterli sotto flebo con il sistema circolatorio crollato. È un genocidio e noi siamo testimoni».
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