È una battaglia che dura da anni quella di Marco Cappato, sulla scia di quelle avviate anni fa da Marco Pannella. Quella di oggi è una sentenza importante in tal senso: il giudice della Corte d'Assise d'Appello di Genova ha confermato l'assoluzione, per Cappatp e per Mina Welby (vedova di Piergiorgio Welby), accusati di aiuto al suicidio a Davide Trentini, deceduto in una clinica in Svizzera il 13 aprile 2017 dopo una lunga malattia. L'uomo era affetto da sclerosi multipla. Il procuratore generale di Genova, Roberto Aniello, aveva chiesto l'assoluzione, confermando la sentenza di primo grado (il pm aveva chiesto 3 anni e 4 mesi di carcere). Furono Cappato e Welby ad autodenunciarsi alcuni giorni dopo la morte di Trentini. La procura di Massa, dove si era svolto il processo di primo grado, aveva presentato ricorso contro l'assoluzione. Cappato oggi torna a ribadire la necessità che sia il Parlamento a legiferare sulla delicata materia, togliendo ai giudici la scomoda incombenza di dover decidere in assenza di una legge.
"Noi chiediamo che ci siano delle regole certe di legalizzazione dell'eutanasia per le persone che adesso vivono questa urgenza. Il tribunale a Genova - ha detto poco prima della sentenza - può stabilire un precedente importante sul diritto anche per le persone che non sono attaccate a una macchina, ma per la legge nell'inerzia del parlamento puntiamo a raccogliere le firme sul referendum e a quel punto saranno direttamente i cittadini italiani a scegliere. Oggi c'è in gioco la libertà delle persone di poter scegliere, alla fine della propria vita se in condizioni di sofferenza insopportabile di malattia, di terminare la propria sofferenza. Il parlamento italiano non si assume la responsabilità di una decisione e quindi l'unica aula dove si discute è quella del tribunale. Non si può attendere quattro anni e nove udienze per vedere affermato un diritto".
Intanto il dibattito politico va avanti, anche se in mancanza di fatti di cronaca eclatanti il tema non è all'ordine del giorno. La scorsa settimana i Radicali hanno depositato in Corte di Cassazione un quesito referendario sulla depenalizzazione dell'eutanasia: "Purtroppo è dal 2013, data in cui abbiamo depositato una proposta di legge di iniziativa popolare per l'eutanasia legale, che attendiamo una risposta dal Parlamento",hanno detto Massimiliano Iervolino e Giulia Crivellini, segretario e tesoriera di Radicali Italiani. "In questi anni l'immobilismo del Parlamento - continuano i due esponenti - è stato tale che neanche i richiami della Corte costituzionale e il processo Cappato-Dj Fabo lo hanno scalfito. Proprio per questo abbiamo deciso di venire qui in Corte di Cassazione per dare il via al referendum sull'eutanasia. Da luglio parte la raccolta firme. Entro settembre contiamo di raggiungere quota 500mila, un numero che permetterà agli elettori l'anno seguente di votare democraticamente sì o no all'eutanasia legale nel nostro Paese".
"Davide sorriderebbe di questa sentenza - ha detto Mina Welby, copresidente dell'associazione Luca Coscioni - come ha sorriso quando se ne è andato". Per Welby la sentenza è "assolutamente un passo avanti e voglio dire a tutti di aiutarci a raccogliere le firme per il referendum sia a maggio per la legge che a luglio per il referendum". Secondo Marco Cappato, invece, "con questa decisione si stabilisce un precedente importante, un principio importante: non è necessario essere attaccati ad una macchina per essere aiutati a morire se si è anche dipendenti da un trattamento di sostegno vitale. Il problema è che ci sono voluti quattro anni e nove udienze - sottolinea - per arrivare alla conferma di questo risultato. È evidente che persone in queste condizioni di malattia terminale non possono affrontare iter così lunghi. Filomena Gallo (avvocato che ha seguito la vicenda, ndr) sta già seguendo dei casi di persone che si sono viste opporre il rifiuto e andare nei tribunali perchè il parlamento italiano si sta rifiutando di assumersi le responsabilità, nonostante due richiami della Corte Costituzionale".
"È una decisione importante - ha ribadito Filomena Gallo, l'avvocato che ha presieduto il collegio di difesa - ed è stato importante anche sentire le conclusioni della procura generale che ha chiesto la conferma dell'assoluzione e che ha ribadito che esistevano i requisiti affinché Marco Cappato e Mina Welby fossero assolti".
Il pg, ha detto Gallo, ha sottolineato che "il malato Davide Trentini era affetto da patologia irreversibile che produceva gravi sofferenze, capace di autodeterminarsi e con trattamenti di sostegno vitali, che non sono solo quelli di essere attaccati a un macchinario, ma anche quelli farmacologici. Oggi - ha poi ricordato l'avvocato - ci sono malati che soffrono e sono esclusi dal poter decidere sul proprio fine vita e ottenere aiuto per porre fine alle proprie sofferenze".
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