Quelli che esultano per i terroristi salvati: "Una lezione di diritto, fu una guerra civile"

Ex Br e intellettuali si schierano, Sofri ironizza: "Non c'è mai redenzione...". Il ministro Nordio: "La Francia è un Paese amico ma in passato si è dimostrata quasi complice di questi delinquenti"

Quelli che esultano per i terroristi salvati: "Una lezione di diritto, fu una guerra civile"

Dieci ex terroristi, che si sono macchiati di omicidi e violenze, restano a piede libero grazie a una sentenza della Corte francese che dice no alla richiesta di estradizione avanzata dall'Italia. Due donne - Roberta Cappelli e Marina Petrella - e otto uomini - Giorgio Pietrostefani, Enzo Calvitti, Narciso Manenti, Giovanni Alimonti, Sergio Tornaghi, Maurizio Di Marzio, Raffaele Ventura e Luigi Bergamin: nessuno di loro pagherà il conto con la giustizia. Ci saranno figli che non vedranno gli assassini dei propri padri in carcere. Sangue di servitori dello Stato senza colpevoli a scontare una pena. Eppure c'è chi in Italia esulta. Il verdetto francese ha dato vigore agli ultras. La sinistra parlamentare resta in silenzio. Non protesta. Fuori dal Palazzo intellettuali ed ex brigatisti si schierano. Adriano Sofri, fondatore con Pietrostefani di Lotta Continua, l'organizzazione che decretò la morte del commissario Luigi Calabresi, sceglie Il Foglio per attaccare gli altri quotidiani: «Non c'è redenzione: terroristi in servizio permanente effettivo. E la Francia se li vuole tenere» ironizza riferendosi alla gran parte dei quotidiani italiani che «hanno titolato senz'altro no della Cassazione francese all'estradizione di 10 terroristi italiani. E c'è un dettaglio in più: Pietrostefani non è mai stato condannato, e nemmeno imputato, di terrorismo». Sofri richiama il giudizio emesso nei confronti dell'ex fondatore di Lotta Continua nel giugno 2022, nel quale si ricorda che le autorità italiane «hanno atteso quasi 20 anni per reclamare l'interessato, quando quest'ultimo è pienamente e da lunghi anni integrato nella società francese, dove ha tutti i suoi legami, favorito del resto dall'assenza di una domanda di estradizione che lo riguardasse».

I familiari delle vittime ipotizzano una nuova strada: il ricorso alla Corte europea dei diritti dell'uomo: «Auspichiamo un intervento diretto dell'Esecutivo con un ricorso alla Corte europea dei diritti dell'uomo contro la decisione della Cassazione francese, la quale ieri ha confermato il rifiuto della Francia all'estradizione dei dieci terroristi» invoca Roberto Della Rocca, uno dei sopravvissuti agli attentati delle Brigate rosse, che è anche presidente dell'Associazione nazionale vittime del terrorismo. Arriva dalle pagine del Riformista un'altra stilettata alla richiesta di giustizia. Tiziana Maiolo, ex parlamentare e giornalista, in un lungo editoriale definisce il verdetto dei giudici francesi una lezione di diritto. Troppo facile parlare di diritto con i morti degli altri. «Tutti gli elementi lasciavano immaginare questa pronuncia da parte della Corte di Cassazione francese, visto che la procura generale aveva espresso parere negativo. Non mi sorprende. Quella fu una guerra civile, nei conflitti accade questo, non furono certo vicende di diritto comune» dice l'ex brigatista Paolo Persichetti, l'unico riportato in Italia, che si cimenta in una lezione: «Se ci fosse stata una soluzione politica, un ridimensionamento delle condanne, l'Italia avrebbe avuto un credito internazionale diverso, sarebbe potuta andare dalla Francia e far presente che quella fase era stata sanata, che ora c'è un problema di risarcimento simbolico, invitando a ridargli gli ex terroristi per fargli scontare un po' di pena e la vicenda da lì si sarebbe chiusa. Sarebbe stato diverso. E invece, a distanza di 40 anni, c'è chi voleva venissero messi al 41bis». Tra i dieci compare Luigi Bergamin, 74 anni, ex ideologo dei Pac. Era stato condannato a 16 anni e 11 mesi per concorso morale dell'omicidio del maresciallo Antonio Santoro, capo degli agenti di polizia penitenziaria di Udine, assassinato nel '78 da Cesare Battisti.

Sulla vicenda interviene il ministro della Giustizia Carlo Nordio. «La Francia è un paese democratico e amico - ha detto ieri a Porta a Porta - ma in passato si è dimostrata quasi complice di questi delinquenti che si erano macchiati di delitti gravissimi».

«Posso assicurare che, se esiste un minimo di possibilità di riprendere in mano la situazione - ha aggiunto - lo faremo quanto prima». «Ce la metteremo veramente tutta, stiamo valutando di esplorare qualsiasi via, sia politica che giudiziaria».

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