Sarà anche stato «resipiscente» secondo il gip del tribunale dei Minorenni di Palermo Alessandra Puglisi, ovvero consapevole dell'errore e incline a ravvedersi, e per questo meritevole di essere scarcerato e collocato in una comunità fuori Palermo, ma per la procura dei Minorenni l'unico minorenne che il 7 luglio violentò con altri 6 complici una 19enne in un cantiere isolato nella zona del Foro Italico, e che adesso ha compiuto 18 anni, doveva tornare in carcere. E così è stato. Ieri i carabinieri della Compagnia di Palermo Piazza Verdi hanno dato esecuzione all'ordinanza di custodia cautelare in carcere al Malaspina (nel capoluogo siciliano) emessa da un altro gip del Tribunale per i Minorenni di Palermo, a cui la procura si è rivolto impugnando immediatamente il provvedimento di scarcerazione.
L'accoglimento della richiesta e, di conseguenza, la nuova misura cautelare, scaturisce dall'analisi del contenuto del cellulare sequestrato all'indagato e dei profili social. Si tratta, in pratica, di un aggravamento della misura cautelare a seguito di nuovi elementi emersi nel corso delle indagini che già avevano rivelato, dall'analisi del video che riprendeva lo stupro di gruppo, che l'allora minorenne era stato tra i più efferati e sprezzanti della vittima designata, fatta ubriacare dal branco deliberatamente per abusare di lei.
A incastrarlo, in particolare, sarebbero state le conversazioni in alcune chat con i compagni di merenda, scambi che mettono in risalto anche la consapevolezza, da parte degli interlocutori, della gravità di quanto accaduto e che, pertanto, farebbero cadere la tesi, cavalcata dai legali, che si riteneva, quella maledetta sera, che la 19enne fosse consenziente. «Cumpà l'ammazzammu cumpà ficimu un macello n'addivertemmu troppi fianchi (troppe risate)», aveva scritto, esaltando quanto fatto e anche «In un quarto d'ora lei si è sentita male ed è svenuta più di una volta, troppo forte». Non solo. Avrebbe utilizzato i social anche in comunità, nonostante gli fosse stato proibito, e su TikTok si vantava delle tante ragazze che lo avrebbero contattato.
Intanto per gli altri sei arrestati, che si trovano rinchiusi al Pagliarelli, a Palermo, è stato disposto il trasferimento in altri istituti penitenziari siciliani tra cui quelli di Castelvetrano e Termini Imerese. I singoli componenti del branco, infatti, avevano ricevuto minacce, come anche alcuni loro familiari che hanno sporto denuncia in commissariato, e si temeva che qualche detenuto, a conoscenza del crimine per il quale i 6 sono stati arrestati, potesse far loro del male. In carcere, secondo un codice non scritto ma vigente, non si tollerano pedofili e stupratori. In una nota del direttore del penitenziario è messo nero su bianco che il trasferimento serve a «prevenire possibili azioni destabilizzanti per l'ordine e la sicurezza». Smistando il branco in diversi istituti penitenziari, inoltre, si garantisce l'impossibilità che possano incontrarsi tra loro, come disposto dall'autorità giudiziaria. «Prendiamo atto della necessità di trasferire gli autori dello stupro ed esprimiamo sostegno al personale di polizia penitenziaria che li dovrà custodire - dice Gioacchino Veneziano, segretario generale della Uilpa Polizia penitenziaria della Sicilia -. È ovvio che, in condizioni di pesante carenza di organico, i livelli di sicurezza si abbassino, quindi per salvaguardare l'incolumità dei soggetti ha fatto bene il comando di Pagliarelli a richiederne il trasferimento».
Inquirenti al lavoro per individuare le singole responsabilità
in capo ai membri del branco. Si ritiene che Angelo Flores, che ha girato il video e amico della vittima, possa avere architettato una sorta di vendetta per un possibile rifiuto ricevuto in passato da parte della 19enne.
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